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Notizie storiche
La chiesa, intitolata a San Rocco protettore dalla peste, fu iniziata dalla Confraternita di San Rocco nel 1616 e completata nel 1620 a
seguito della terribile pestilenza del 1591, nonostante la decisione fosse già stata presa dal comune nel 1524 per via della precedente epidemia.
La confraternita di San Rocco era stata istituita già nel corso del XV sec. a seguito delle terribili pestilenze, dalla numerosa colonia dei mastri muratori
lombardi, ed aveva la sua sede nella chiesa di San Domenico dove era posta la prima statua lignea di San Rocco, utilizzata per le processioni.
La chiesa ospitò per un ventennio dal 1744 al 1764 i frati di San Francesco di Paola che poi si trasferirono al ponte di Sanseverino.
Nel 1849 venne ricostruita dalle fondamenta su disegno del confratello Giacomo Pallocchini, progetto poi rivisitato dall'arch. I.Aleandri ed eseguito dal
capomastro Niccola Giovannetti.
Descrizione architettonica
La facciata della chiesa si erge maestosa a dominare il piccolo sagrato ricavato tra due schiere di case.
Il fronte è intonacato con al centro il portale trabeato su possenti colonne cilindriche di ordine dorico, due paraste angolari riquadrano
la facciata e reggono la cornice della trabeazione su cui poggia il frontone a timpano.
Sulla trabeazione si legge la scritta "DOM IN HONOREM S ROCH P N".
L'edificio è costituito da un volume chiuso, di forma parallelepipeda, coperto con tetto a capanna, addossato per il solo lato absidale a monte alla
schiera di case.
Le murature longitudinali laterali sono costituite dalla tipica tessitura mista in mattoni, pietra gessina e calcarea, a facciavista.
Dalla retrostante piazzetta del Moro si ha lo scorcio su due importanti elementi architettonici il campanile ed il tamburo.
La cella campanaria della torre ottocentesca è munita sui quattro lati di monofora arcata, ornata da lesene doriche laterali e sormontata da cornice
trabeata; la struttura muraria del tamburo ottagonale, a contenimento della volta a cupola in camorcanna, mostra due aperture decorate dalle colorate
vetrate interne.
Opere
Sono mirabili al suo interno alcune preziose opere come la statua lignea di S.Rocco scolpita da Venanzio Bigioli nel 1803 in sostituzione della
originaria venerata nelle processioni; il dipinto di Sant'Antonio da Padova nell'altare laterale a destra dell'ingresso, del sanseverinate Paolo Marini;
negli altri due altari i quadri di S.Sebastiano, copia di un dipinto di Guido Reni, e un S.Francesco d'Assisi che riceve le stimmate da un angelo,
forse della scuola del Carracci. E' esposta nel transetto la statua di San Sebastiano, attribuita a Domenico Indivini o alla sua bottega, che la realizzò
verso il 1501 su commissione della cittadinanza devota al Santo che invocava per il suo potere taumaturgico contro il flagello della peste.
La statua fu inizialmente posta nell'altare di Sant'Egidio della Collegiata e portata nella chiesa solo verso il 1808.
Si conserva, proveniente dalla chiesa demolita di San Biagio, il simulacro policromo della Madonna con il bambino sopra la casetta, risalente al XVII sec.,
attribuito allo scalpello di Giovanni Mistichelli da Fermo; la classica raffigurazione scultorea che nelle marche viene detta "Madonna del tittarello"
per il fatto che la figura della Vergine posa sopra il tetto della casa. L'originaria e preziosa pala dell'altare maggiore, raffigurante la Madonna con
S.Severino e S.Rocco, attribuito a Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, venne requisita nel 1811 ed oggi si trova nella chiesa di S.Stefano di Osnago (LC).
arch. Debora Bravi
Bibliografia
R.PACIARONI, Il culto lauretano a San Severino Marche, San Severino 2005.
R.PACIARONI, La statua di San Sebastiano, 2007. Sculture e arredi lignei nelle alte valli del Potenza e dell'Esino, a cura di M.Giannatiempo Lopez, Milano, 2006.
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