42-La torre del Castello di San Severino (XIII sec.)


La torre che ancora oggi si ammira, unico monumento di architettura militare rimasto nella città, fu costruita nel XIII sec come torre del palazzo comunale; si erge per 40 metri dalla sommità del colle Monte Nero (342 m), sito dell'antica piazza del Castello, centro politico e religioso della città.
Possiede pareti a piombo e merli a filo dei muri; priva di difesa piombante questa si esercitava, in caso di necessità, mediante l'apposizione di ballatoi lignei a sbalzo nelle aperture tra i merli, mentre una robusta cinta muraria ne perimetrava la base.
Luogo di comando e di estrema difesa in caso di guerra aveva il suo interno accessibile solo attraverso anguste scale mobili in legno che ne collegavano i piani di tavolato. La torre per la sua altezza permetteva di essere vista da grandi distanze e riusciva quindi a comunicare con tutti i principali castelli della provincia, diffondendo segnalazioni, sia di pericolo, sia di adunanza, con fuochi, fumi, bandiere e spari. Nella sua cima era collocato il campanone e l'orologio pubblico, quest'ultimo fin dal XV sec.

Tra i luoghi fortificati della città seguiva un continuo scambio di segnalazioni e avvisi in tempo di guerra. La torre di Pitino corrispondeva con quella di Monte Acuto, il castello di Colleluce comunicava con Carpignano, la torre di Aliforni con quella dell'Isola e per mezzo della torre di Frontale con quella di ficano (oggi Poggio S.Vicino).

Alla sicurezza della città erano necessari per il controllo della viabilità proveniente dalla valle del Chienti le segnalazioni del castello di Colleluce, per la valle del Potenza, quelle di Pitino, e di Aliforni per la valle di S.Clemente. Della testa di leone mancante si ha notizia nel 1839 quando venne trovata durante gli scavi delle fondamenta della torre. Da scavi ottocenteschi risulta che la torre fosse verso la chiesa perimetrata da almeno due portici.

Cinta muraria del castello di San Severino(prima cerchia XII-XIII sec., seconda cerchia seconda metà XIII sec., terza cerchia metà XIV sec.)

L'attuale conformazione tondeggiante del circuito murario della città è il risultato della sovrapposizione di tre successivi ampliamenti risalenti in un periodo compreso tra l'XI e il XIV sec.
Di epoca due-trecentesca la cortina si presenta quindi dritta, intramezzata da torrioni a pianta quadrata.
La prima cerchia muraria recingeva la fortificazione sul Montenero sorta attorno al X-XI sec.; in seguito, tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento, la costruzione esterna di abitazioni in forma di piccoli borghi in prossimità delle mura, alle pendici settentrionali del Monte Nero e per il pianoro a meridione lungo la strada che congiungeva il Castello di San Severino alla valle del Chienti, ne richiese per motivi di sicurezza il loro inglobamento all'interno di un secondo circuito.
Da un documento del 15 ottobre 1290 rogato nel convento francescano risulta che il complesso di S.Francesco fosse situato ancora fuori le mura: "Datum apud S.Severinum, in loco Fratum Minorum". Mentre la prima volta che viene nominato il borgo di S.Francesco è in una delibera consiliare del 5 aprile 1308, in cui si stabilisce di costruire una porta urbica, " quod in quartieris sancti Francisci ad tribium Cannellarum pro clausura terre fiat una porta et claudatur expensis comunis " probabilmente l'attuale porta delle Sette Cannelle.
Nel 1308 le delibere consiliari riportano ancora la decisione di costruire fossi e steccati a protezione dei quartieri di S.Francesco e di S.Lorenzo, presso le porte.
Valide testimonianze iconografiche della configurazione medievale della cinta sono i modellini della città sorretti dalla mano del vescovo, santo protettore, dipinti nelle tavole e affrescate nelle pareti delle chiese.
Nel modello quattrocentesco della cripta di S.Lorenzo le mura appaiono merlate alla ghibellina, in quelli cinquecenteschi nella sagrestia della Misericordia e nella lunetta del Glorioso sono ben rappresentate le porte del Borgo, i torrioni quadrati e tondi.
Nel corso del Quattrocento le mura vennero rinforzate in qualche tratto con scarpate e torrioni circolari o poligonali. A tale periodo risale il rimodernamento delle porte di S. Francesco e delle Sette Cannelle con archi a tutto sesto. Dai registri consiliari si riportano le seguenti note cronologiche, inerenti ai restauri delle mura della città :

1434. Si ricostruisce un tratto delle mura presso porta Boccetta
1436. Vengono fortificate le mura per timori di guerre.
1440. Si ripara un tratto delle mura morte presso la chiesa di S.Mariano, oggi S.Caterina
1446. Si iniziava a cavare pietra dalle mura castellane per reperire materiale da costruzione. Il M° Albino... fu impegnato a cavar pietre per le mura castellane...per la costruzione di due archi presso la chiesa della Misericordia e per la ricostruzione del ponte di Sanseverino presso il borgo di Fontenuova
1448-1449. Si rinforzavano le mura. Si riparava il torrione detto Abramo fino a quello del Peso, presso Porta Romana. Si costruivano i due torrioni di S.Caterina e del Bottaccio.
1451. Si ripristinava un pezzo di muro tra il torrione di S.Salvatore e la porta di S.Lorenzo
1454. Si coronavano con parapetti e merli i nuovi torrioni di S.Caterina, della porta di S.Francesco, della porta della Valle e le mura fino al torrione di S.Niccolò.
1455. Si costruivano due nuovi torrioni uno al Bottaccio, l'altro tra la porta della Boccetta e il torrione Chiocchie.
1457. Si realizzava muro con scarpa e rivellino davanti la porta di S.Francesco.
1459. Venivano rinnovate tutte le opere di fortificazione delle mura del Castello, con la costruzione di barbacani, beccatelli, parapetti e merli.
1460. Si demolivano le due balestriere nel torrione dietro la casa di Lazzaro da Paterno, si realizzava rivellino e portella nella porta di S.Lorenzo.
1465. Si costruiva un torrione sopra la porta del Mercato

Il miracolo dei Lumi che a fine del Cinquecento portò alla costruzione del santuario della Madonna dei Lumi, situato fuori le mura, condusse nel 1587 per facilitarne l'accesso dall'interno del Borgo anche all'apertura di una nuova porta nei pressi del Bottaccio, denominata appunto di Santa Maria.

Nel corso del Seicento e Settecento le mura persero la loro funzione di difesa e protezione, furono quindi relegate a semplice perimetrazione rappresentativa del Castello.
I tratti meno in vista, più nascosti, come quelli verso monte e in particolare quello orientale, nei pressi del Bottaccio, divennero cave di rifornimento per materiale lapideo. Numerose le richieste di attaccarsi alle muraglie della città, di costruire ponti e cavalcavia che col trascorrere dei secoli saturarono completamente lo spazio intra-moenia.

Tra Settecento e Ottocento altri interventi mirarono a risolvere la questione delle porte, che, per il loro stato di fatiscenza e di dissesto statico per danni sismici, richiedevano una totale ricostruzione.
I frequenti dibattiti sulla demolizione o il recupero delle porte della città, ebbero esiti opposti: si scelse per la totale eliminazione delle porte di San Domenico e del Mercato (1854), e per la ricostruzione, approfittando del progetto donato dal giovane architetto Ireneo Aleandri, di quella di San Lorenzo, detta anche porta Romana (1822).

La porta Boccetta sarà demolita solo a fine Ottocento, mentre le altre, situate nel Castello, come la porta di S.Francesco e delle Sette Cannelle furono riparate; non si fa menzione della Porta di S.Maria, che doveva essere già da tempo in abbandono.
In occasione dei festeggiamenti per il centenario dell'incoronazione della Madonna dei Lumi, avuti luogo nelll'anno 1847, fu aperta la porta Orientale.

Nel 1957 si ritenne indispensabile l'apertura di nuovi passaggi carrabili per accedere alla zona del Castello. La strada comunale di S.Pacifico con uno strettissimo tornante imboccava la porta delle Sette Cannelle con pendenza fortissima del 30%; la porta di S.Francesco per la sua limitata luce non consentiva il transito di autocarri e il resto del percorso angusto e in forte pendenza doveva essere rettificato e ampliato.
Il progetto prevedeva quindi: l'apertura di un fornice adiacente alla Porta delle Sette Cannelle in modo da realizzare un ampio tornante con una pendenza del 9% fino a raccordare la strada attuale; e la realizzazione di una seconda apertura adiacente alla Porta di S.Francesco per consentire il transito ad automezzi pesanti e l'allargamento della viabilità che giungeva fino al piazzale del duomo Vecchio con rettifica delle pendenze.

Ancora a metà del Novecento i cittadini lamentavano lo stato di fatiscenza delle mura per via dell'igiene e del pericolo di crollo; ne richiedevano l'abbassamento, nonché il restauro.
Con i finanziamenti del sisma del 1997 le mura vengono consolidate e liberate dalla vegetazione infestante, ridate quindi alla luce.
La riscoperta di alcuni torrioni con le cannoniere e le balestriere, di alcuni tratti di acquedotti nella parte alta del Castello ha suggerito la realizzazione di un percorso itinerante turistico lungo tutto il versante occidentale.
Oggi, seppur mozzate o inglobate in nuove costruzioni o nascoste all'interno dei nuovi sobborghi ottocenteschi, le mura restaurate ancora circuiscono per intero il perimetro della città medievale.

arch. Debora Bravi

Bibliografia

V.E.ALEANDRI, Mastri da muro e architetti lombardi in San Severino-Marche nel secolo XV. Memorie e documenti dell'Archivio Comunale della suddetta città, Milano 1900 ( estratto dall' "Archivio storico Lombardo", XXVII, 1900, fasc. XXVI).
R.PACIARONI, Le 7 porte di San Severino, in «Appennino Camerte», n.38 del 09/10/1971; Le mura castellane, in «Appennino Camerte», n.27 del 17/07/1971
O.MARCACCINI, Mura castellane, in «Appennino Camerte», n.44 del 12/11/1977
A.M.MICOZZI FERRI, I castelli, in «Appennino Camerte», n.10 del 13/03/1993.