73- Cimitero di
S.Michele
Costruito nel
1875 su progetto di Ireneo Aleandri, ha l'impianto simile
a quello di un giardino nella cui recinsione si alternano
forme rette con forme curvilinee. Vi si accede da un
vestibolo ornato da colonne d'ordine dorico. L'interno è
abbellito da un portico semiellittico, al cui centro si
apre un altro vestibolo con colobbe che dà accesso alla
chiesa.
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Il cimitero comunale di San Severino è la prima grande opera progettata
dall’Aleandri dopo aver lasciato Spoleto, e anche l’ultima completamente
realizzata della sua carriera professionale.
Incaricato dell’opera dalla magistratura della sua città natale nel
1855, l’architetto, ormai residente a Macerata e “sopraccaricato di
affari nell’Ufficio di Provincia”, non poté ottemperare al suo impegno
che tre anni dopo, riuscendo a completare i disegni solo nel febbraio
del 1859. Forse per l’affetto che lo legava alla sua città d’origine e
per la volontà di non tradire la fama professionale acquisita, l’Aleandri
affrontò il tema progettuale con grande dedizione, come dimostrano anche
le molte citazioni delle Lezioni dell’indimenticato maestro Raffaele
Stern dell’Accademia di San Luca, contenute nella relazione descrittiva
allegata.
Il progetto, declinato addirittura in tre diverse soluzioni con
crescente livello di complessità, prevedeva una struttura muraria,
elevata a cingere un’area rettangolare, sulla quale si innestava
un’esedra semiellittica porticata con la cappella e l’antistante
vestibolo di ordine dorico posti sull’asse centrale. Le soluzioni più
complesse prevedevano la realizzazione di un ulteriore vestibolo
all’ingresso del cimitero e di dieci cappelline “per tombe distinte”, a
pianta quadrata, con due corpi di fabbrica a pianta rettangolare nel
mezzo di lati brevi, sensibilmente aggettanti all’esterno del muro di
cinta.
La costruzione del complesso, avviata solo nel 1871, in seguito
all’assegnazione dei lavori al capomastro Paolo Mochi, venne conclusa
nel 1875. Ampliamenti risalenti agli anni trenta del Novecento, hanno
purtroppo alterato la leggibilità dell’intervento aleandriano.
CHIESA DI SAN MICHELE

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Definitivamente abbattuta l’antica chiesa di San Michele, resa
pericolante dalle scosse sismiche del 1751 e del 1799, nel 1830 Severino
Servanzi Collio, si adoperò per avviarne la ricostruzione, seguendo le
ultime volontà del cavaliere Giovan Battista Collio e impiegando parte
della cospicua eredità da questi ricevuta.
La costruzione della chiesa, il cui progetto venne affidato a Ireneo
Oleandri, venne conclusa nel 1834. L’edificio presenta una pianta
centrale a croce greca, con il corpo centrale, di altezza maggiore
rispetto ai bracci, ha forma ottagonale con lati maggiori e minori
alternati. Mentre un braccio della chiesa assume la funzione di pronao e
il corpo opposto forma il presbiterio ospitando l’altare, i due bracci
laterali sono adibiti a sacrestia. Gli spazi laterali sono divisi dal
volume principale da setti murari terminanti alle imposte degli archi
delle volte a botte di copertura. Una soffusa illuminazione è garantita
da lunette aperte sul fronte dei due corpi laterali, mentre quattro
aperture circolari sono ricavate nei lati minori del corpo di fabbrica
principale. Un modanatura in pietra sulla quale impostano i timpani,
percorre tutto il perimetro del piccolo edificio; tracce dell’antica
cromia dell’intonaco si conservano tuttora sul paramento murario
esterno. L’interno è caratterizzato da una tenue tinteggiatura giocata
sui toni del rosa e celeste con modanature bianche.
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