1) Madonna col Bambino e i SS.
2) Severino
3) Giovanni Battista
4) Francesco
5) Ludovico
nell'ordine superiore:
6) Pietà
fra la
7) Vergine Addolorata
e
8) S. Giovanni
e (a mezzo busto) i SS.
9) Maria Maddalena
10) Girolamo,
11) Bernardino
e
12) Caterina d'Alessandria;
nella predella
13) S. Agata, 14) S. Chiara, 15) S. Stefano, 16) S. Cecilia,17) S. Lucia,
18) S. Bonaventura, 19) Ultima Cena, 20) S. Antonio,
21) S. Elena, 22) S. Barbara, 23) S. Lorenzo, 24) S. Orsola,
25) S. Brigida
tempera
su tavola, cm. 381 x 253 comprensivi (compresi i
pinnacoli)
polittico S. Severino Marche, Pinacoteca Comunale
Il Polittico si trovava nella chiesa di S. Maria delle
Grazie (lattuale santuario di S. Pacifico), fino al
1896. È uno dei polittici più fastosi, grazie anche
alla ricca cornice gotica, svettante con snelli pinnacoli
e sottili trafori, di cui il Testi (1915) sottolineò la
derivazione muranese, riferendosi allancona
vivarinesca della Pinacoteca di Bologna, di cui questa
riproduce anche i mezzi busti di profeti che, alla
sommità di quattro tabernacoli, si rivolgono verso
lEterno, benedicente da quello centrale;
lAleandri (1897) raffrontò questa cornice con
quella del polittico di Lorenzo dAlessandro in S.
Francesco a Serrapetrona ed in entrambe suppose la mano
dellintagliatore sanseverinate Domenico Indivini.
Già considerato di Ludovico Urbani, pittore nativo di
Sanseverino, fu riconosciuto a Vittore dal Cantalamessa,
dal Rushforth, dal Bernardini; suscitò
lammirazione del Geiger, del Testi, del Serra e del
Drey, mentre A. Venturi rilevò come anche qui «gli
originali - di Carlo - si siano impoveriti».
Raul Paciaroni (1987) ha rinvenuto unistanza con
cui i frati Minori Osservanti del convento di S. Maria
delle Grazie chiedevano al Consiglio di Credenza,
riunitosi il 7 aprile 1481, la restituzione di una somma
di denaro prestata al Comune anni prima, in occasione
dellassedio di Città di Castello, per poter pagare
il pittore che aveva dipinto lancona del convento:
è credibile che tale documento si riferisca a
questopera. A tale periodo rinvia anche
laffinità stilistica col polittico Wilstach, per i
tratti delicati della Vergine, per il giovanile incarnato
del S. Ludovico e i suoi paramenti sontuosi, per
limpostazione aggettante della "Pietà" e
la figura di S. Bernardino. Nello scomparto centrale
lespressione della Vergine e del Bimbo, assorti in
tristi presagi, trova riscontro nella valenza simbolica
della mela, che rinvia al peccato originale, del garofano
rosso, simbolo dellamore nuziale e quindi della
Chiesa sposa di Cristo, del cetriolo che simboleggia la
Resurrezione; la rosa chiusa allude alla verginità e la
rosa aperta alla maternità di Maria, il vaso di vetro
con lacqua limpida alla sua purezza. I volti dei
due angeli a sinistra acquistano unarguta vivezza
nel confronto con il mistico raccoglimento di quello a
fronte. S. Severino, patrono della città, ne regge sulle
mani un modello, che è quasi identico a quelli che più
tardi Vittore dipinse in mano a S. Elpidio e a S. Martino nei corrispondenti
polittici e quindi sembra essere la rappresentazione
generica di un centro fortificato del tempo con le torri,
le chiese, le solide mura merlate, nel centro delle quali
si apre la porta del paese. Nellordine superiore la
"Pietà" è affine, nellimpianto, a
quella del polittico Wilstach: Vittore si sforza di
conferire un tono cupo al dolore della Vergine e di S.
Giovanni anche mediante il colore scuro dei panneggi, ma
non riesce mai ad elevarsi alla potenza drammatica di
Carlo, le cui figure sono delineate con ben altro vigore
plastico e donatelliana energia della linea; le sue
"Pietà" vivono di unatmosfera elegiaca
più che tragica. Nella predella, le figure delle sante,
variate dalla diversità degli attributi, sono rese
piacevoli dallintensità cromatica; dei quattro
santini a figura intera nelle edicole sporgenti, S.
Antonio appare piuttosto compresso nellesiguità
dello spazio. Nel rettangolo centrale è raffigurata
lUltima Cena. Labilità decorativa di Vittore
si esplica in ogni particolare delle mitre, delle
aureole, dei pastorali, delle fibbie, dei bordi dei
manti, rilevati in stucco. Le condizioni di conservazione
del dipinto, ravvivato nella cromia da un restauro, sono
eccellenti.
Sandra
Di Provvido
Vittore Crivelli
(Biografia)
Fu probabilmente il fratello minore del più celebre
Carlo, il cui stile imitò assai da vicino pur ricordando
a volte anche suggerimenti dei Vivarini, in particolare
di Bartolomeo. Una prima attività in Dalmazia è
testimoniata da tre documenti (1465, 1469, 1470) che lo
dicono attivo a Zara, mentre nel 1481 è già nelle
Marche, evidentemente al seguito di Carlo. Per diverse
chiese della regione elabora sontuosi polittici racchiusi
in elaborate cornici di gusto ancora gotico, dove figure
dalla grazia impassibile e manierata galleggiano in
un'aura d'oro, impreziosita dalla resa sfavillante di
broccati, armature, oreficerie. Una serie di opere datate
consente di seguirne il percorso per un ventennio fino
all'ultima commissione per un polittico a Osimo, nel
1501, lasciato incompiuto.
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