LORENZO D'ALESSANDRO

 

IL POLITTICO DI SERRAPETRONA  

CHIESA DI SAN FRANCESCO  

 

 

L'opera piu' importante lasciata a Serrapetrona da Lorenzo d'Alessandro e' il Polittico fatto fare dai frati per raccontare alla gente con incantevoli immagini, la nascita e la morte di Gesu'.
Ad assistere ai due unici momenti in cui l'uomo e' e rimane solo con se stesso, ci sono santi famosi del firmamento cristiano abbigliati con le vesti dei ricchi, gia' inclusi nella religiosita' popolare come Pietro, Giacomo, Francesco, Giovanni il Battista e Sebastiano che ferma con il suo corpo le frecce della peste.
Il Polittico di Serrapetrona misura 290 cm di base per 465 cm di altezza e fu probabilmente dipinto fra il 1485 ed il 1490 per l'altare maggiore della chiesa di
San Francesco, dove si trova attualmente con la stessa funzione di dossale d'altare.
La grande ancona e' composta da 26 tavole, tra piccole e grandi, 10 delle quali formano i due ordini o registri e le rimanenti 16, di dimensioni molto minori, compongono la predella.
Ogni registro comprende 5 grandi tavole col bordo superiore arcuato e centinato, ossia ornato di tanti archetti contigui. Le tavole dei due registri sono separate da esili colonnine tortili con plinto e capitello nell'ordine inferiore, con solo capitello in quello superiore. Agli estremi laterali non sono presenti i pilastri scompartiti in senso verticale, ma una semplice lesena fiancheggiante l'ultima colonnina tortile su cui si continua il capitello di questa. Le tavole centrali dei due ordini sono alquanto piu' ampie di quelle laterali ed hanno il bordo superiore diversamente ornato.
Nella predella, suddivisa in due parti di otto tavolette ciascuna da un maglifico rosone intagliato in un riquadro con arabeschi gotici finemente traforati, vi sono 6 stibolati su cui poggiano i relativi plinti delle soprastanti colonnine tortili. In quattro piedistalli e' ritratta una figura intera in posizione eretta, mentre nei due estremi, bipartiti, sono dipinte coppie di santi, del pari ritti nella persona.
In corrispondenza delle tavole dell'ordine superiore si distendono 4 specchi contenenti 2 figure di santi ciascuno, a mezzo busto, separate da una colonnina. Tutte le tavolette degli specchi sono arcuate e centinate, laddove quelle dei pilastri sono tribolate. Alla base dei pannelli del registro superiore corre un piccolo podio che al centro, sotto la tavola della Pieta', sale a forma di pergamo per assecondare la sottostante arcata, piu' ampia delle altre ed ornata di centinature tripartite, simili a quelle con cui termina il pannello del Cristo morto.
Sopra le 4 tavole del registro superiore, in luogo dei consueti timpani acuminati, si trovano altrettanti ornamenti di forma mistilinea contornati da cornici, volute di fogliami, e sormontati da un lanternino poggiato su una specie di calice d'un fiore e terminante con pinnacoli meno esili di quelli con cui si prolungano, ad altezze decrescenti, decorate di fronde ed in forma di spiga del miglio o del panico, le colonnine tortili dell'ordine superiore.
Al centro del firmamento, che s'innalza sopra la tavola della Pieta', c'e' un vero e proprio tripudio di cuspidi, trafori e piccole guglie dominate da una cupola esagonale su cui si erge il solito lanternino con pinnacolo, alla sommita' del quale e' posata una statuetta del Redentore, in atto di benedire, pitturata a vivaci colori. La superficie della cornice e' coperta di fine doratura secondo l'uso, peraltro antichissimo, codificato nell'Eta' di mezzo da Eraclio (sec. XI) e Teofilo (sec. XII), e riproposto piu' tardi da Cennino Cennini (fine sec. XIV) nonche' dal Vasari (sec. XVI).
Gli ornamenti della grande ancona si completano con parti variamente colorate, rilievi in pastiglia e finte gemme di materiale policromo incastonate qua e la' secondo la consuetudine degli artisti del tempo. Il Polittico, che stando alle notizie tramandateci dal Servanzi Collio fu riprodotto poco dopo il 1840 con un disegno di Fortunato Petrelli, inciso su lastra calcografica in modo da diffonderne l'immagine fra "i pittori, gli architetti e gli amanti delle belle arti", e' stato restaurato a Firenze nella primavera del 1961 ( un simile provvedimento era gia' stato adottato nel 1947 - 48 dal prof. Rotondi), prima di essere inviato a Venezia per la mostra.



 
 

SERRAPETRONA: Chiesa Santa Maria delle Grazie
OPERA: Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

CALDAROLA: Santuario Madonna del Monte(Collegiata di S. Maria del Monte)
OPERA: Madonna del Monte
COMMITTENTE: Francesco Piani detto Beato Francesco da Caldarola
MATERIA/TECNICA: olio su tavola di olivo
CRONOLOGIA: 1491

 
 
 

CORRIDONIA: Pinacoteca parrocchiale
OPERA: Trittico
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

GAGLIOLE: Casa di riposo A. Chierichetti
OPERA: Madonna con il Bambino, San Sebastiano e Sant’Antonio abate
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV
Distacco dall’Edicola del Cerqueto e restauro nel 1968.

 
 

MATELICA: Ospedale E. Mattei
OPERA: Madonna di Loreto con Angeli
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

MATELICA: Museo Piersanti
OPERA: Sant’Anna, Madonna col Bambino e santi
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

PERGOLA: Oratorio dell’Ascensione al Palazzolo
OPERA: Ascensione di Cristo e quattro Evangelisti
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

PETRIOLO: Chiesa dei SS Martino e Marco
OPERA: Madonna in Trono col Bambino
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

POLLENZA: Chiesa dei SS Antonio e Francesco
OPERA: Madonna col Bambino che appare a Sant’Antonio da Padova
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: 1498

 
 

SARNANO: Chiesa di Santa Maria di Piazza Alta
OPERA: Tabernacolo affrescato con “Madonna in trono con Bambino e angeli musicanti”
CRONOLOGIA: 1483

 
 

SAN GINESIO: Monastero di Santa Chiara
OPERA: Madonna col Bambino
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

SAN SEVERINO MARCHE:
Santuario di Santa Maria del Glorioso
OPERA: Natività
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.
Chiesa della Maestà (Parolito)
OPERA: Sant’Anna e la Vergine col Bambino
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.
Chiesa della Maestà (Parolito)
OPERA: Sant’Anna e la Vergine col Bambino
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.
Chiesa della Maestà (Parolito)
OPERA: Sant’Anna e la Vergine col Bambino
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.
Chiesa della Maestà (Parolito)
OPERA: Sant’Anna e la Vergine col Bambino
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.
Chiesa della Maestà (Parolito)
OPERA: Sant’Anna e la Vergine col Bambino
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.
Chiesa della Maestà (Parolito)
OPERA: Sant’Anna e la Vergine col Bambino
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

San Severino Marche, Madonna in trono col Bambino (Pinacoteca Civica);

 
 

S.SEVERINO M.
Pinacoteca civica
OPERA: Pietà
MATERIA/TECNICA: olio su tela
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

S.SEVERINO M.: Pinacoteca civica
OPERA: Natività

 
 

S. SEVERINO M.
Pinacoteca civica
OPERA: Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e San Severino

 
 

S.SEVERINO M.:
Chiesa della Madonna dell’Ara
(Paterno, Chiesa della Madonna dell’Ara).
OPERA: Santa Maria della Misericordia
MATERIA/TECNICA: affresco
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV
San Severino Marche, Madonna della Misericordia

 
 

TREIA: Accademia Georgica
OPERA: Madonna del Soccorso
CRONOLOGIA: seconda metà sec. XV

 
 

URBINO: Galleria Nazionale delle Marche
OPERA: Battesimo di Cristo
MATERIA/TECNICA: olio su tela
CRONOLOGIA: 1490

 
 

URBINO: Galleria Nazionale delle Marche
OPERA: Battesimo di Cristo
MATERIA/TECNICA: olio su tela
CRONOLOGIA: 1490

 
 

The Cleveland Museum of Art, Cleveland (OH) (Ohio, Stati Uniti d'America)
Soggetto Madonna con Bambino in trono, san Marco, sant'Antonio Abate, san Severino vescovo e san Sebastiano Dati tecnici tempera su tavola, cm 143.5 × 84.2 OPERA: Battesimo di Cristo
MATERIA/TECNICA: dipinto
CRONOLOGIA: 1475 - 1499

 
 

VIDEO

Galleria degli Uffizi -Firenze-
Dati tecnici tavola, cm 143.5 × 84.2 OPERA: La pietà Uffizi (Lorenzo d'Alessandro
MATERIA/TECNICA: dipinto
CRONOLOGIA:

 
 

National Gallery of London
Dati tecnici tavola, cm 143.5 × 84.2 OPERA: The Marriage of Saint Catherine of Siena
MATERIA/TECNICA: dipinto
CRONOLOGIA: 1475 - 1499

 
 

Museo Galleria Nazionale delle Marche di Urbino (concesso in comodato quinquennale dalla fondazione Boris Christoff )
Dati tecnici tavola, cm 24 × 33,5
OPERA: PIETA'

 

 

 
 

NOTIZIE BIOGRAFICHE


   I natali di Lorenzo d'Alessandro, contemporaneo di Pietro Perugino, del Pinturicchio, di Luca Signorelli, si datano al 1445. Il padre Alessandro di Francione, appartenente all'antichissima famiglia sanseverinate dei Tenta, era un benestante fabbro residente nel quartiere di Santa Maria che, quando il figlio raggiunse l'etaì adolescenziale, decise di introdurlo nella bottega di Bartolomeo di Antonio detto Frignisco, orafo, autore di un solo affresco nella chiesetta di Via Nuova a Sanseverino.
   Le doti del giovane Lorenzo nella pratica del disegno sarebbero andate probabilmente sprecate se in citta' non fosse arrivato nel 1468 il pittore folignate Niccolo' Alunno, incaricato dal priore Stefano d'Antonio della realizzazione di un polittico per la Collegiata.
    Il polittico (oggi conservato nella Pinacoteca Civica “P.Tacchi Venturi”), di architettura piuttosto semplificata rispetto alle articolate macchine ideate in altre occasioni dal pittore, costitui' il manuale di aggiornamento per Lorenzo che cominciava allora a dipingere autonomamente. L'anno successivo come aiutante del piu' anziano maestro si reco' (unico suo viaggio di studio) nella marca fermana, venendo a contatto con l'arte di Carlo Crivelli, che operava in quei luoghi come depositario della tradizione tardogotica veneta.
   Intanto i soggetti delle sue tavole, Sacre Conversazioni o Madonne con il bambino dagli incarnati pallidi e dagli atteggiamenti devoti, conquistavano i committenti pubblici e privati della provincia, tanto da permettergli di accumulare i primi guadagni e di aprire bottega autonoma.
    Tra il 1475 e il 1485 Lorenzo si sposo' due volte, abbandono' la residenza paterna per trasferirsi nel quartiere di San Lorenzo, acquisto' un discreto numero di terreni dentro e fuori l'area sanseverinate.
    Raggiunta la maturita' artistica, con un linguaggio capace di stemperare gli esasperati linearismi crivelleschi in favore di una più serena ed equilibrata resa formale, si diede pure all'attivita' politica, ricoprendo pubblici uffici.
    Fu cosi' che nel 1493 e nel 1500 venne nominato priore di quartiere, incaricato dell'amministrazione della giustizia. Fu anche conoscitore di musica e suonatore di liuto, nonché amico di quel Ludovico Urbani, suo conterraneo pittore, al quale la mostra in corso a Sanseverino rende pure i meritati omaggi.

 
 

CENNI SULLA VITA

Quanto ci è pervenuto sulla vita del maestro severinese, ci consente di ricostruire abbastanza agevolmente il profilo biografico e di sapere chi fosse Lorenzo d'Alessandro, nella sua veste di artista e di cittadino.
    La vicenda umana del pittore, che nell'opera sua più ricca e fastosa non volle apporre né firma né data, si consumo' quasi per intero nella città di origine, senza peraltro oltrepassare i confini delle Marche.
    Dalla ricerca documentaria di Adamo Rossi emerge la personalità di un uomo profondamente dedito al suo lavoro, ma non alieno dalla vita politica e sociale del suo tempo alla quale dovette attendere assiduamente e con grande solerzia.
    A San Severino, infatti, centro demico di notevole rilevanza economica per la lavorazione manifatturiera della lana, mantenutasi fiorente per tutto il secolo XV, il nostro pittore ricopri' molto spesso pubblici uffici, fino ad ottenere le più alte cariche di magistrato comunale.
    A queste attività, che provano quale stima Lorenzo d'Alessandro godesse tra i suoi concittadini, si alternarono altri impegni relativi alle consuetudini del suo tempo. Egli pertanto non rifiutò né l'organizzazione di uno spettacolo a carattere sacro in onore di Maria Vergine, secondo l'uso di molti paesi delle Marche e per diletto delle masse popolari, né l'esecuzione di modesti lavori da semplice artigianato, come la pittura dello stemma del cardinal legato o la decorazione di drappelle per le tombe del vessillo comunale.

 

 

La mostra in corso a San Severino Marche ("I pittori del Rinascimento a Sanseverino", aperta fino al 5 novembre) ha recuperato dall’oblio la figura di Lorenzo d’Alessandro, artista attivo nella seconda metà del XV secolo, del quale ricorre quest’anno il cinquecentenario della morte.
L’interesse degli storici dell’arte per l’opera del pittore è relativamente recente e risale agli anni Sessanta e Settanta del Novecento, quando Federico Zeri, Pietro Zampetti e Antonio Paolucci, con contributi per lo più frammentari, hanno messo in luce il pregio della sua arte. Oggi grazie ai trentennali studi di Raoul Paciaroni (confluiti nel volume "Lorenzo d’Alessandro detto il Severinate. Memorie e documenti", Federico Motta Editore), all’analisi dell’opera si è affiancata quella della personalità e del contesto d’appartenenza. Il libro di Paciaroni, se affiancato al catalogo dell’esposizione, offre materiale sufficiente per ricostruire la figura di quello che Bernard Berenson nel 1913 definì “il miglior artista conosciuto nelle Marche dopo Gentile [da Fabriano]”.


Il catalogo di Lorenzo d’Alessandro consta di una quarantina di opere tra tavole e affreschi. Solo quattro sono le tavole datate e firmate. Il lavoro degli storici dell’arte negli ultimi trent’anni ha stabilito autografia e cronologia delle altre. Certo è che numerose sono state le perdite: senza contare le distruzioni e i danneggiamenti degli edifici sacri causati da terremoti. Irrimediabili sono state le sparizioni causate dalle soppressioni delle corporazioni religiose in età napoleonica e post-unitaria. Ad esse si aggiungano i furti avvenuti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Oltre che nella Pinacoteca Civica di Sanseverino, è possibile apprezzare qualche bella creazione di Lorenzo in altri luoghi delle Marche.
Diamo qui di seguito tre indicazioni.

A Sarnano, nella chiesa di Santa Maria di Piazza Alta, è possibile ammirare il grande tabernacolo affrescato dal maestro nel 1483. Esso presenta al centro la Madonna in trono con il Bambino e angeli musicanti, ai lati, entro eleganti esedre, il Battista, San Martino, San Sebastiano e San Rocco e, in alto, entro gli spazi del timpano, il Cristo benedicente, la Vergine e l’arcangelo Gabriele. L’ideazione della nitida partitura architettonica all’interno del nicchione costituisce uno dei vertici raggiunti dall’intelligenza del pittore e uno degli apici del Rinascimento nelle Marche.
A Urbino (Galleria Nazionale delle Marche) è custodita la bella tavola del Battesimo di Cristo, opera della maturità. In essa emergono i contatti dell’artista con i pittori di area umbra e appenninica (nel paesaggio), l’adesione alla visione prospettica rinascimentale, l’eredità del mondo tardogotico (nel movimento dei panneggi accartocciati e in certi effetti cromatici propri dei Salimbeni), l’ascendente crivellesco (negli insistenti grafismi delle muscolature e dei volti).
A Serrapetrona, nella chiesa di San Francesco, brilla per accecante cromatismo la Madonna con Bambino e Santi, polittico realizzato da Lorenzo nel 1496. Inserite dentro un fastoso corredo ligneo, opera di Domenico Indivini, le tavole, dominate dal fondo oro e disposte su due livelli, denunciano il debito nei confronti di Crivelli e Alunno, nonché un addolcimento verso modi tardogotici.

 

 

RINASCIMENTO MARCHIGIANO IN MOSTRA
di Ilaria Sgarbozza

A due anni di distanza dalla mostra dedicata ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, principali esponenti della corrente tardogotica internazionale e cortese, la città di San Severino celebra l’attività di Lorenzo d’Alessandro e Ludovico Urbani, artisti locali, protagonisti del Rinascimento in area adriatica. L’esposizione, curata da Vittorio Sgarbi, presenta complessivamente una cinquantina di opere che documentano il grado di diffusione nelle Marche della cultura cortese e la successiva sovrapposizione ad essa delle conquiste prospettiche e naturalistiche di ambito toscano e veneto. Accanto ai dipinti di d’Alessandro e Urbani sono stati così chiamati a raccolta anche quelli di pittori forestieri operanti sul territorio, il folignate Niccolò Alunno, il veneto Vittore Crivelli, fratello del più noto Carlo, e il Pinturicchio.
A margine della mostra, ospitata nelle sale del restaurato Palazzo Servanzi Confidati, gli organizzatori hanno ideato un itinerario attraverso il centro storico della città (visita alla locale Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”) e nel territorio extraurbano, nelle chiese solitarie delle colline circostanti. Numerosi affreschi sono stati restaurati per l’occasione, rivelandosi sorprendenti scoperte per gli specialisti del settore.

Nell’epoca in cui è documentata l’attività dei due astri locali, a partire cioè dal 1460, a San Severino non si era spenta l’eco suscitata dall’impresa “cortese” dei Salimbeni nell’oratorio di San Giovanni ad Urbino (1416) ed era pure fresco il passaggio in città di Gentile da Fabriano, autore degli affreschi (perduti) del Duomo vecchio. Il piccolo centro, sede della signoria degli Smeducci, non era però estraneo al fermento culturale, pienamente rinascimentale, proveniente dalla stessa Urbino, da vari centri umbri e da Venezia.
Educati in città all’interno di modeste botteghe artigiane, Ludovico Urbani, noto per l’eccentricità dei costumi e per il temperamento violento, e Lorenzo d’Alessandro, più giovane di dieci anni, superato il predominio dei Salimbeni, guardarono alle stesse fonti, in particolare alla maniera di Carlo Crivelli (i cui polittici raggiunsero, già intorno al 1470, le Marche) e alla pittura di Niccolò Alunno. I due approdarono ad esiti differenti. Se il primo manifestò la sua predilezione incondizionata per lo stile del maestro veneto, esasperando la tensione lineare e l’impeto espressionistico, il secondo addolcì e mitigò le asprezze crivelliane per addentrarsi prima nella pittura di Piero della Francesca e poi in quella dei seguaci Benozzo Gozzoli, Perugino e Pinturicchio. La visione pittorica di Ludovico sfociò in uno stile secco e assai incisivo; quella di Lorenzo in un morbido e discreto naturalismo. Entrambe rappresentano il massimo esito della cultura figurativa marchigiana alla vigilia dell’arrivo a Pesaro della meravigliosa Pala dell’Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini (1470 circa), che supera definitivamente la cultura precedente e apre al Rinascimento maturo.
Una coppia di opere in mostra può facilitare la comprensione dei due differenti temperamenti. In "Madonna con il Bambino" e "Sant’Antonio Abate e San Nicola da Tolentino" Ludovico adotta un disegno incisivo di marca spiccatamente crivellesca cosicché permane l’esasperazione formale e la caricatura dei volti tipica della produzione dell’artista veneto. Egli accoglie, nell’impostazione generale del quadro, i dettami del trionfante classicismo di marca padano-veneta ma non sa scrollarsi di dosso (basta guardare quel bel prato fiorito) la lezione “cortese” di Gentile da Fabriano. Nella contemporanea "Madonna in trono con Bambino tra San Giovanni Battista e San Severo vescovo" (San Severino Marche, Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”) Lorenzo adotta un linguaggio più gentile, meno espressivo forse ma carico di devoto sentimentalismo. Un brano di virtuosistico naturalismo di marca crivellesca si coglie nel profilo del Battista mentre l’immagine sgargiante del San Severo vescovo ci riporta, seppure alla lontana, agli esemplari offerti da Beato Angelico e Benozzo Gozzoli nelle loro opere umbre.

In mancanza di un grande centro in grado di fungere da punto di riferimento per i movimenti culturali e figurativi dell’area, gli altri artisti operanti nel territorio sanseverinate si mossero su indirizzi plurimi, adottando chi un gergo classicheggiante di matrice toscana (è il caso di Nobile da Lucca), chi un linguaggio di marca spiccatamente veneta (si vedano le opere di Vittore Crivelli). Alla fine del XV secolo il trionfo della pittura sentimentale di Perugino comportò un generale appiattimento sui modi del classicismo umbro. La bella Madonna col Bambino, due angeli e il donatore di Pinturicchio (San Severino, Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi") apre alla successiva affermazione del linguaggio raffaellesco, che tutto cancella e supera.


"I Pittori del Rinascimento a Sanseverino"
San Severino Marche
Palazzo Servanzi Confidati
Fino al 5 novembre 2001
Orario: 9.30-12.30 e 15.30-19 (lunedì chiuso)
Biglietto: 10000 Lire; ridotto 7000 Lire
Per informazioni: tel. 0733.638414

 

 

 

 

LA MOSTRA
(San Severino Marche dal 29 luglio al 9 settembre 2001 Palazzo Servanzi Confidati - Pinacoteca Civica "P.Tacchi Venturi"


Dopo la mostra dedicata ai fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni e alla civilta' tardogotica  (1999), San Severino e il suo territorio celebrano la fioritura artistica rinascimentale che prese le mosse da quel filone cortese grazie ai nuovi apporti culturali che contribuiscono ad aggiornare l'arte settempedana in sintonia con un nuovo sentire e una nuova visione del mondo. In virtu' di una favorevole congiuntura economica e politica, nella seconda metà del XV secolo giunsero nelle chiese piu' rappresentative di San Severino i preziosi polittici di Niccolo' Alunno e di Vittore Crivelli destinati a catturare l'attenzione dei devoti con il fasto dei loro impianti e con l'affascinante espressione dei personaggi rappresentati. A quei modelli guardarono con ammirazione i pittori locali la cui attivita', sostenuta da un'egregia perizia tecnica, assume ben presto i caratteri di una vera e propria scuola pittorica i cui riflessi hanno contagiato i centri vicini coinvolgendoli in un rapporto artistico che la mostra si propone di ricostruire.
Ludovico Urbani, "crivelliano indipendente" (Longhi), apre questa stagione artistica con le sue tipiche immagini di santi intrise di misticismo, inclini ad esibire una preziosita' levigata esaltata dagli eleganti grafismi che definiscono plasticamente le immagini. Lorenzo d'Alessandro segna nuovi traguardi nella pittura settempedana grazie all'eclettismo con cui rielabora entro schemi personalissimi motivi crivelleschi, piu' addolcite cadenze alunnesche e assunti camerti.
Disperse nell'Ottocento in seguito alle requisizioni napoleoniche e alle successive vicende legate all'unità d'Italia, le tavole di Ludovico Urbani e di Lorenzo d'Alessandro tornano dunque a San Severino ricomponendo l'immagine di una citta' che e' stata la culla di importanti fenomeni artistici.
L'esposizione si proietta poi nel territorio coinvolgendo anche i centri di Sarnano, Gagliole e Serrapetrona in un itinerario che consente di valutare il ruolo di capitale artistica svolta da San Severino, esteso fino al pesarese dove, a Pergola si ammirano gli affreschi dell'Oratorio dell'Assunzione o 'Palazzolo'.
In un paesaggio che ancora conserva gli incanti del passato, le opere dei pittori del Rinascimento riscoprono dunque la possibilità di dialogare con l'ambiente che le vide nascere, recuperando così per intero il loro valore di testimoni di una civilta' figurativa variamente declinata, ma che si esprime con una sola lingua in tutto il territorio italiano.


ITINERARI

A San Severino la sede principale della mostra e' nell'antico Palazzo Servanzi Confidati dove sono esposte preziose tavole, splendidi polittici e rari affreschi di Lorenzo d'Alessandro, Ludovico Urbani e degli artisti che operarono nello stesso ambito culturale e geografico. L'itinerario comprende, con un breve percorso attraverso il centro storico, la Pinacoteca Civica "P. Tacchi Venturi", nel  quattrocentesco palazzo Manuzzini, prezioso scrigno dove sono conservate, accanto ai capolavori dei Salimbeni, le opere di Niccolo' Alunno, di Vittore Crivelli e del Pinturicchio.
Il percorso prosegue alla scoperta di affreschi straordinari e sconosciuti, oggi riportati al primitivo splendore grazie a questa iniziativa, nel territorio extraurbano, nelle chiese solitarie delle colline circostanti:

Lorenzo, ad un passo da Gentile

A San Severino Marche una mostra, curata da Paolucci, Sgarbi e del Poggetto, conduce alla scoperta di un artista che le cronache ci descrivono di indole buona e pacata e che Bernard Berenson definì “il più grande pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano” - La recente individuazione della vera data di morte - il 1501 - ha offerto lo spunto per celebrarne alla grande il cinquecentesimo anniversario - Uno stile autonomo, nato dalla reinterpretazione dei modelli suggeriti da Crivelli e Niccolò Alunno

di Giovanna Galli