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Dalla rivista Stile
www.stilearte.it
A San Severino Marche, in provincia di Macerata, e' stata allestita un'importante mostra dal titolo "I pittori
del Rinascimento a San Severino. Lorenzo D'Alessandro e Ludovico Urbani. Niccolo' Alunno, Vittore Crivelli
e il Pinturicchio".
Con tale esposizione si vuole celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Lorenzo
D'Alessandro (1445-1501), e consentire finalmente al grande pubblico di conoscere questo straordinario artista
del primo Rinascimento.
Attraverso gli studi storici e storico-artistici compiuti in occasione di questo evento e'
stato possibile ricostruire la vicenda artistica e biografica del maestro.
Lorenzo D'Alessandro e' stato uno dei
fino ad ora poco conosciuti, ma eccellenti protagonisti del Rinascimento italiano. Nella sua personale interpretazione
artistica si esprime pienamente la fusione di insegnamenti diversi, a partire da quelli dei maestri di ispirazione
tardogotica e folignate, dai quali dapprima tento' di imitare forme e colori, fino agli esempi della maniera di Carlo Crivelli,
o Niccolo' Alunno, da lui reinterpretati con nuova dolcezza espressiva.
La scelta di raccogliere anche opere di altri artisti e di non farne quindi una rassegna monografica e' stata compiuta da
un lato per consentire un confronto diretto tra il lavoro di D'Alessandro e quello dei suoi contemporanei e una lettura piu'
approfondita della rete di rapporti tra i vari artisti, dall'altro per consentirle
di essere oggetto di maggior richiamo a livello nazionale.
Dal punto di vista stilistico, la critica non e' stata sempre concorde nell'interpretare la sua vena espressiva.
Per alcuni egli e' stato tra i maggiori interpreti dell'arte marchigiana del periodo, mentre per altri la sua opera mancherebbe
di sincerita' e ricchezza espressivi, tuttavia l'autorevolissimo Bernard Berenson
(critico noto per non essere particolarmente tenero nei confronti degli artisti) defini' Lorenzo D'Alessandro "Il piu' grande
pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano".
Benche' fino ad ora poco conosciuto, Lorenzo d'Alessandro (1462-1501) puo essere considerato un
eccellente rappresentante del Rinascimento italiano. Nella sua personale interpretazione artistica si esprime
pienamente la fusione di insegnamenti diversi, a partire da quelli dei maestri di ispirazione tardogotica e
folignate, dei quali volle imitare forme e colori, fino agli esempi della maniera di Carlo Crivelli, o Niccolo' Alunno, da lui reinterpretati con nuova dolcezza
espressiva.
Nato e vissuto a San Severino Marche
(Macerata), d'Alessandro riceve ora, nel cinquecentesimo anniversario di morte, il tributo di una
mostra importante, organizzata dal Comune e curata da Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi e Paolo del Poggetto,
dal titolo Maestri del Rinascimento a San Severino: un'iniziativa che vuole essere prima
di tutto l'occasione per far conoscere al grande pubblico l'opera di questo maestro.
Stilearte ha rivolto alcune domande a Raoul Paciaroni, Direttore dell'Archivio storico del
Comune di San Severino, che ha offerto un fondamentale contributo scientifico alla preparazione dell'evento.
Come e' nata l'idea di questa mostra?
Dopo la rassegna di due anni fa dedicata ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, due figure-chiave del Gotico
non solo marchigiano, il Comune di San Severino ha voluto proseguire nel filone aperto sull'indagine di quelli che sono stati gli
epigoni dell'arte di questa regione, e una mostra dedicata a Lorenzo d'Alessandro e' parsa piu' che mai dovuta.
La scelta di raccogliere anche opere di altri pittori e di non farne quindi una rassegna monografica e' stata compiuta da un lato per consentire
un confronto diretto tra il lavoro di d'Alessandro e quello dei suoi contemporanei e una lettura piu' approfondita della rete di rapporti tra i vari artisti,
dall'altro per consentire un maggior richiamo a livello nazionale.
Tra l'altro, grazie al recente rinvenimento di alcuni rari carteggi, a seguito di una ricerca da me condotta, e' stato possibile fissare con
certezza la data di morte del pittore al 1501 (anteriormente a quanto fino ad ora supposto): cosi', e' parso particolarmente opportuno allestire l'evento
in coincidenza con il cinquecentesimo anniversario.
Quindi il grande pubblico potra' finalmente conoscere a tutto tondo la figura di questo artista.
Vuole raccontare ai nostri lettori qualche particolare emerso dagli studi fatti nell'occasione?
Naturalmente, abbiamo approfittato dell'evento per raccogliere tutta la documentazione possibile, pubblicata
poi in una monografia che affianca il catalogo della mostra. Si tratta di una documentazione prevalentemente patrimoniale o amministrativa,
dunque non colorita da informazioni di carattere personale.
Dalle nostre ricerche si puo' comunque desumere che egli sia stato,
come del resto testimonia appieno la sua vicenda artistica, una persona estremamente serena e pacata.
Visse sempre nella sua citta' natale, partecipando alla vita sociale, come si legge nei carteggi rinvenuti. A
questo proposito si può citare un episodio curioso ed emblematico, che e' stato ricostruito a partire da un Libro dei Malefizi
(ovvero una sorta di registro dei processi penali).
Nel 1481, durante una
festa da ballo a cui Lorenzo era intervenuto come suonatore di liuto (spesso, si sa, gli artisti
rinascimentali erano poliedrici: pittori, musicisti, letterati), scoppio' una rissa tra due invitati che si
contendevano le grazie di una fanciulla: Uno dei due, che
voleva interrompere la musica, sfascio' contro il muro il liuto del nostro, il quale - contravvenendo al costume
tipico della societa' del tempo, quando un affronto simile provocava solitamente reazioni molto forti - si
limito', impassibile, a guardare negli occhi l'aggressore e a dirgli: Tu non hai fatto bene.
Dal punto di vista stilistico, la critica non e' stata sempre concorde nell'interpretare la vena di Lorenzo d'Alessandro. Per alcuni egli e' stato tra i
maggiori interpreti dell'arte marchigiana del periodo, mentre per altri la sua opera mancherebbe di sincerita' e ricchezza espressiva
A scanso di equivoci, credo che sia sufficiente ricordare che l'autorevolissimo Bernard Berenson (critico noto
per non essere particolarmente tenero) defini' Lorenzo D'Alessandro il piu' grande pittore delle
Marche dopo Gentile da Fabriano.
Altro grande sostenitore dell'artista e' stato Mason Perkins, a dimostrazione che, come spesso succede, anche
d'Alessandro e' stato fino ad ora piu' apprezzato all'estero che in patria (non e' un caso che molti
dei suoi quadri piu' belli siano attualmente ospitati in
prestigiose sedi straniere).
Stilisticamente, e' innegabile la personale reinterpretazione che egli ha saputo operare, a partire dagli esempi dei suoi
principali punti di riferimento, Carlo Crivelli - pittore
veneto a lungo attivo nelle Marche - e Niccolo' Alunno, giungendo ad una cifra autonoma risultante dalla rilettura delle due scuole.
In mostra si potranno ammirare molte opere?
Per questo allestimento e' stato possibile raccogliere una quarantina di dipinti, con uno sforzo non
indifferente, anche perché, trattandosi di lavori su tavola, molto delicati, il trasporto e' risultato assai problematico.
Oltre a quadri provenienti dagli Uffizi, dalla Pinacoteca Vaticana, dalla Galleria di Palazzo
Barberini a Roma e da Urbino, ci saranno tre tavole dal Museo di Zagabria e, ancora, prestiti da Avignone,
Baltimora, New York e dalla National Gallery di Londra.
Tra gli inediti in mostra citerei una nuova attribuzione riconosciuta da Giampiero Donnini: una piccola tavola
devozionale di particolare pregio esecutivo e in buono stato di conservazione, rinvenuta nel monastero delle
Clarisse di San Ginesio e raffigurante una Madonna
con Bambino.
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