I PITTORI DEL RINASCIMENTO A SAN SEVERINO

 

 

Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane 13, Roma. l mar_dom 9-19. Ch lun. Ingresso intero £ 10.000 (euro 5); ridotto £ 8.000 (euro 4); per gruppi, militari, ragazzi di 6-18 anni e over 65 £ 5.000; fino a 6 anni, portatori di handicap e accompagnatori, insegnanti, accompagnatori di gruppi gratuito

 

Pinacoteca Tacchi-Venturi Pieta' Bernardino di Mariotto

 

 

 



Dalla rivista Stile www.stilearte.it

   A San Severino Marche, in provincia di Macerata, e' stata allestita un'importante mostra dal titolo "I pittori del Rinascimento a San Severino. Lorenzo D'Alessandro e Ludovico Urbani. Niccolo' Alunno, Vittore Crivelli e il Pinturicchio".
   Con tale esposizione si vuole celebrare il cinquecentesimo anniversario della morte di Lorenzo D'Alessandro (1445-1501), e consentire finalmente al grande pubblico di conoscere questo straordinario artista del primo Rinascimento.
   Attraverso gli studi storici e storico-artistici compiuti in occasione di questo evento e' stato possibile ricostruire la vicenda artistica e biografica del maestro.
   Lorenzo D'Alessandro e' stato uno dei fino ad ora poco conosciuti, ma eccellenti protagonisti del Rinascimento italiano. Nella sua personale interpretazione artistica si esprime pienamente la fusione di insegnamenti diversi, a partire da quelli dei maestri di ispirazione tardogotica e folignate, dai quali dapprima tento' di imitare forme e colori, fino agli esempi della maniera di Carlo Crivelli, o Niccolo' Alunno, da lui reinterpretati con nuova dolcezza espressiva.
   La scelta di raccogliere anche opere di altri artisti e di non farne quindi una rassegna monografica e' stata compiuta da un lato per consentire un confronto diretto tra il lavoro di D'Alessandro e quello dei suoi contemporanei e una lettura piu' approfondita della rete di rapporti tra i vari artisti, dall'altro per consentirle di essere oggetto di maggior richiamo a livello nazionale.
   Dal punto di vista stilistico, la critica non e' stata sempre concorde nell'interpretare la sua vena espressiva.
Per alcuni egli e' stato tra i maggiori interpreti dell'arte marchigiana del periodo, mentre per altri la sua opera mancherebbe di sincerita' e ricchezza espressivi, tuttavia l'autorevolissimo Bernard Berenson (critico noto per non essere particolarmente tenero nei confronti degli artisti) defini' Lorenzo D'Alessandro "Il piu' grande pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano".



   Benche' fino ad ora poco conosciuto, Lorenzo d'Alessandro (1462-1501) puo essere considerato un eccellente rappresentante del Rinascimento italiano. Nella sua personale interpretazione artistica si esprime pienamente la fusione di insegnamenti diversi, a partire da quelli dei maestri di ispirazione tardogotica e folignate, dei quali volle imitare forme e colori, fino agli esempi della maniera di Carlo Crivelli, o Niccolo' Alunno, da lui reinterpretati con nuova dolcezza espressiva.
    Nato e vissuto a San Severino Marche (Macerata), d'Alessandro riceve ora, nel cinquecentesimo anniversario di morte, il tributo di una mostra importante, organizzata dal Comune e curata da Antonio Paolucci, Vittorio Sgarbi e Paolo del Poggetto, dal titolo “Maestri del Rinascimento a San Severino”: un'iniziativa che vuole essere prima di tutto l'occasione per far conoscere al grande pubblico l'opera di questo maestro.

    “Stilearte” ha rivolto alcune domande a Raoul Paciaroni, Direttore dell'Archivio storico del Comune di San Severino, che ha offerto un fondamentale contributo scientifico alla preparazione dell'evento.

    Come e' nata l'idea di questa mostra?
    Dopo la rassegna di due anni fa dedicata ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, due figure-chiave del Gotico non solo marchigiano, il Comune di San Severino ha voluto proseguire nel filone aperto sull'indagine di quelli che sono stati gli epigoni dell'arte di questa regione, e una mostra dedicata a Lorenzo d'Alessandro e' parsa piu' che mai “dovuta”.
    La scelta di raccogliere anche opere di altri pittori e di non farne quindi una rassegna monografica e' stata compiuta da un lato per consentire un confronto diretto tra il lavoro di d'Alessandro e quello dei suoi contemporanei e una lettura piu' approfondita della rete di rapporti tra i vari artisti, dall'altro per consentire un maggior richiamo a livello nazionale.
    Tra l'altro, grazie al recente rinvenimento di alcuni rari carteggi, a seguito di una ricerca da me condotta, e' stato possibile fissare con certezza la data di morte del pittore al 1501 (anteriormente a quanto fino ad ora supposto): cosi', e' parso particolarmente opportuno allestire l'evento in coincidenza con il cinquecentesimo anniversario.
    Quindi il grande pubblico potra' finalmente conoscere a tutto tondo la figura di questo artista.

    Vuole raccontare ai nostri lettori qualche particolare emerso dagli studi fatti nell'occasione?
    Naturalmente, abbiamo approfittato dell'evento per raccogliere tutta la documentazione possibile, pubblicata poi in una monografia che affianca il catalogo della mostra. Si tratta di una documentazione prevalentemente patrimoniale o amministrativa, dunque non colorita da informazioni di carattere personale.
    Dalle nostre ricerche si puo' comunque desumere che egli sia stato, come del resto testimonia appieno la sua vicenda artistica, una persona estremamente serena e pacata.
    Visse sempre nella sua citta' natale, partecipando alla vita sociale, come si legge nei carteggi rinvenuti. A questo proposito si può citare un episodio curioso ed emblematico, che e' stato ricostruito a partire da un “Libro dei Malefizi” (ovvero una sorta di registro dei processi penali).
    Nel 1481, durante una festa da ballo a cui Lorenzo era intervenuto come suonatore di liuto (spesso, si sa, gli artisti rinascimentali erano poliedrici: pittori, musicisti, letterati), scoppio' una rissa tra due invitati che si contendevano le grazie di una fanciulla: Uno dei due, che voleva interrompere la musica, sfascio' contro il muro il liuto del nostro, il quale - contravvenendo al costume tipico della societa' del tempo, quando un affronto simile provocava solitamente reazioni molto forti - si limito', impassibile, a guardare negli occhi l'aggressore e a dirgli: “Tu non hai fatto bene”.

Dal punto di vista stilistico, la critica non e' stata sempre concorde nell'interpretare la vena di Lorenzo d'Alessandro. Per alcuni egli e' stato tra i maggiori interpreti dell'arte marchigiana del periodo, mentre per altri la sua opera mancherebbe di sincerita' e ricchezza espressiva…
A scanso di equivoci, credo che sia sufficiente ricordare che l'autorevolissimo Bernard Berenson (critico noto per non essere particolarmente tenero) defini' Lorenzo D'Alessandro “il piu' grande pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano”.

    Altro grande sostenitore dell'artista e' stato Mason Perkins, a dimostrazione che, come spesso succede, anche d'Alessandro e' stato fino ad ora piu' apprezzato all'estero che in patria (non e' un caso che molti dei suoi quadri piu' belli siano attualmente ospitati in prestigiose sedi straniere).

    Stilisticamente, e' innegabile la personale reinterpretazione che egli ha saputo operare, a partire dagli esempi dei suoi principali punti di riferimento, Carlo Crivelli - pittore veneto a lungo attivo nelle Marche - e Niccolo' Alunno, giungendo ad una cifra autonoma risultante dalla rilettura delle due scuole.

In mostra si potranno ammirare molte opere?
    Per questo allestimento e' stato possibile raccogliere una quarantina di dipinti, con uno sforzo non indifferente, anche perché, trattandosi di lavori su tavola, molto delicati, il trasporto e' risultato assai problematico.

    Oltre a quadri provenienti dagli Uffizi, dalla Pinacoteca Vaticana, dalla Galleria di Palazzo Barberini a Roma e da Urbino, ci saranno tre tavole dal Museo di Zagabria e, ancora, prestiti da Avignone, Baltimora, New York e dalla National Gallery di Londra.

    Tra gli inediti in mostra citerei una nuova attribuzione riconosciuta da Giampiero Donnini: una piccola tavola devozionale di particolare pregio esecutivo e in buono stato di conservazione, rinvenuta nel monastero delle Clarisse di San Ginesio e raffigurante una “Madonna con Bambino”.

 

 



Sgarbi / Papetti
I PITTORI DEL RINASCIMENTO A SANSEVERINO
- Lorenzo d'Alessandro e Ludovico Urbani, Niccolo' Alunno, Vittore Crivelli e il Pinturicchio

256 p.; 150 ill. a col. e 50 in b/n; It; br. 23x28
Cod. 01MTT360 - Euro 56,81

 

 

A cura di Vittorio Sgarbi e Stefano Papetti.

La mostra e il catalogo indagano la figura di Lorenzo d'Alessandro, pittore severinate di cui ricorre il quinto centenario della morte.
Straordinario artista del primo Quattrocento definito da Bernard Berenson "il miglior pittore delle Marche dopo Gentile da Fabriano", e' per la prima volta oggetto di uno studio particolareggiato al quale hanno fornito il loro contributo Antonio Paolucci, Soprintendente di Firenze, e Giampiero Donnini.
Lo sguardo e' quindi ampliato alla ricca scuola severinate del tempo e agli artisti presenti sul territorio e che determinarono riconosciute influenze: concittadino di Lorenzo d'Alessandro fu Ludovico Urbani, gia' elogiato da Federico Zeri per "l'estro vivace" e "l'affascinante espressionismo", la cui opera e' tuttavia praticamente inedita ed oggi finalmente valorizzata da Paola Di Gianmaria.
Il lavoro procede con le opere degli artisti che lavorarono nello stesso ambito culturale, Niccolo' Alunno, Vittore Crivelli e il Pinturicchio, con i saggi di Giordana Benazzi e Stefano Papetti. Il volume, arricchito da schede puntuali sulle opere e sui maggiori cicli affrescati sul territorio, e' il risultato di ricerche e studi recentissimi che hanno portato alla luce opere inedite e definito attribuzioni e paternita' e si propone quale prima monografia della pittura del primo rinascimento nell'alto maceratese.
Dopo la mostra dedicata ai fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni e alla civilta' tardogotica (1999), San Severino e il suo territorio celebrano la fioritura artistica rinascimentale che prese le mosse da quel filone cortese grazie ai nuovi apporti culturali che contribuirono ad aggiornare l'arte settempedana in sintonia con un nuovo sentire e una nuova visione del mondo.
In virtu' di una favorevole congiuntura economica e politica, nella seconda meta' del XV secolo giunsero nelle chiese piu' rappresentative di San Severino i preziosi polittici di Niccolo' Alunno e di Vittore Crivelli destinati a catturare l'attenzione dei devoti con il fasto dei loro impianti e con l'affascinante espressionismo dei personaggi rappresentati.
A quei modelli guardarono con ammirazione i pittori locali la cui attivita', sostenuta da un'egregia perizia tecnica, assunse ben presto i caratteri di una vera e propria scuola pittorica i cui influssi hanno contagiato i centri vicini coinvolgendoli in un rapporto artistico che la mostra si propone di ricostruire.
Ludovico Urbani, "crivelliano indipendente" (Longhi), apre questa stagione artistica con le sue tipiche immagini di santi intrise di misticismo, inclini a esibire una preziosita' levigata esaltata dagli eleganti grafismi che definiscono plasticamente le immagini. Lorenzo d'Alessandro segna nuovi traguardi nella pittura settempedana grazie all'eclettismo con cui rielabora entro schemi personalissimi motivi crivelleschi, piu' addolcite cadenze alunnesche e assunti camerti.
Disperse nell'Ottocento in seguito alle requisizioni napoleoniche e alle successive vicende legate all'unita' d'Italia, le tavole di Ludovico Urbani e Lorenzo d'Alessandro tornano dunque a San Severino ricomponendo l'immagine di una citta' che e' stata la culla di importanti fenomeni artistici.
L'esposizione si proietta poi nel territorio coinvolgendo anche i centri di Sarnano, Gagliole e Serrapetrona in un itinerario che consente di valutare il ruolo di capitale artistica svolto da San Severino esteso fino al Pesarese dove a Pergola si ammirano gli affreschi dell'Oratorio dell'Assunzione o "Palazzolo".
In un paesaggio che ancora conserva gli incanti del passato, le opere dei maestri del Rinascimento riscoprono dunque la possibilita' di dialogare con l'ambiente che le vide nascere, recuperando cosi' per intero il loro valore di testimoni di una civilta' figurativa variamente declinata, ma che si esprime con una sola lingua in tutto il territorio italiano.
Il curatore della mostra, Vittorio Sgarbi, puntualizza:"Che il destino abbia portato sui nomi di Ludovico Urbani e Lorenzo d'Alessandro, protagonisti del Rinascimento, la penombra di un temporaneo oblio e' cosa che finisce con oggi; la citta' di San Severino con questa mostra che resta come il richiamo del nostro tempo sulla loro grandezza certa e indiscutibile, ha voluto essere altoparlante e per il futuro testimonianza di una civilta' che non puo' essere dimenticata".

 

 




RINASCIMENTO MARCHIGIANO IN MOSTRA
di Ilaria Sgarbozza


    A due anni di distanza dalla mostra dedicata ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni, principali esponenti della corrente tardogotica internazionale e cortese, la citta' di San Severino celebra l’attivita' di Lorenzo d’Alessandro e Ludovico Urbani, artisti locali, protagonisti del Rinascimento in area adriatica.
   L’esposizione, curata da Vittorio Sgarbi, presenta complessivamente una cinquantina di opere che documentano il grado di diffusione nelle Marche della cultura cortese e la successiva sovrapposizione ad essa delle conquiste prospettiche e naturalistiche di ambito toscano e veneto.
   Accanto ai dipinti di d’Alessandro e Urbani sono stati cosi' chiamati a raccolta anche quelli di pittori forestieri operanti sul territorio, il folignate Niccolo' Alunno, il veneto Vittore Crivelli, fratello del piu' noto Carlo, e il Pinturicchio.
   A margine della mostra, ospitata nelle sale del restaurato Palazzo Servanzi Confidati, gli organizzatori hanno ideato un itinerario attraverso il centro storico della citta' (visita alla locale Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”) e nel territorio extraurbano, nelle chiese solitarie delle colline circostanti. Numerosi affreschi sono stati restaurati per l’occasione, rivelandosi sorprendenti scoperte per gli specialisti del settore.

   Nell’epoca in cui e' documentata l’attivita' dei due astri locali, a partire cioe' dal 1460, a San Severino non si era spenta l’eco suscitata dall’impresa “cortese” dei Salimbeni nell’oratorio di San Giovanni ad Urbino (1416) ed era pure fresco il passaggio in citta' di Gentile da Fabriano, autore degli affreschi (perduti) del Duomo vecchio. Il piccolo centro, sede della signoria degli Smeducci, non era però estraneo al fermento culturale, pienamente rinascimentale, proveniente dalla stessa Urbino, da vari centri umbri e da Venezia.
   Educati in citta' all’interno di modeste botteghe artigiane, Ludovico Urbani, noto per l’eccentricita' dei costumi e per il temperamento violento, e Lorenzo d’Alessandro, piu' giovane di dieci anni, superato il predominio dei Salimbeni, guardarono alle stesse fonti, in particolare alla maniera di Carlo Crivelli (i cui polittici raggiunsero, gia' intorno al 1470, le Marche) e alla pittura di Niccolo' Alunno.

    I due approdarono ad esiti differenti. Se il primo manifesto' la sua predilezione incondizionata per lo stile del maestro veneto, esasperando la tensione lineare e l’impeto espressionistico, il secondo addolci' e mitigo' le asprezze crivelliane per addentrarsi prima nella pittura di Piero della Francesca e poi in quella dei seguaci Benozzo Gozzoli, Perugino e Pinturicchio.

   La visione pittorica di Ludovico sfocioì in uno stile secco e assai incisivo; quella di Lorenzo in un morbido e discreto naturalismo. Entrambe rappresentano il massimo esito della cultura figurativa marchigiana alla vigilia dell’arrivo a Pesaro della meravigliosa Pala dell’Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini (1470 circa), che supera definitivamente la cultura precedente e apre al Rinascimento maturo.
   Una coppia di opere in mostra puoì facilitare la comprensione dei due differenti temperamenti. In "Madonna con il Bambino" e "Sant’Antonio Abate e San Nicola da Tolentino" Ludovico adotta un disegno incisivo di marca spiccatamente crivellesca cosicche' permane l’esasperazione formale e la caricatura dei volti tipica della produzione dell’artista veneto.

Egli accoglie, nell’impostazione generale del quadro, i dettami del trionfante classicismo di marca padano-veneta ma non sa scrollarsi di dosso (basta guardare quel bel prato fiorito) la lezione “cortese” di Gentile da Fabriano.
Nella contemporanea "Madonna in trono con Bambino tra San Giovanni Battista e San Severo vescovo" (San Severino Marche, Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi”) Lorenzo adotta un linguaggio più gentile, meno espressivo forse ma carico di devoto sentimentalismo. Un brano di virtuosistico naturalismo di marca crivellesca si coglie nel profilo del Battista mentre l’immagine sgargiante del San Severo vescovo ci riporta, seppure alla lontana, agli esemplari offerti da Beato Angelico e Benozzo Gozzoli nelle loro opere umbre.

   In mancanza di un grande centro in grado di fungere da punto di riferimento per i movimenti culturali e figurativi dell’area, gli altri artisti operanti nel territorio sanseverinate si mossero su indirizzi plurimi, adottando chi un gergo classicheggiante di matrice toscana (e' il caso di Nobile da Lucca), chi un linguaggio di marca spiccatamente veneta (si vedano le opere di Vittore Crivelli).

    Alla fine del XV secolo il trionfo della pittura sentimentale di Perugino comporto' un generale appiattimento sui modi del classicismo umbro. La bella Madonna col Bambino, due angeli e il donatore di Pinturicchio (San Severino, Pinacoteca Civica “P. Tacchi Venturi") apre alla successiva affermazione del linguaggio raffaellesco, che tutto cancella e supera.

"I Pittori del Rinascimento a Sanseverino"
San Severino Marche
Palazzo Servanzi Confidati
Fino al 5 novembre 2001
Orario: 9.30-12.30 e 15.30-19 (lunedi' chiuso)
Biglietto: 10000 Lire; ridotto 7000 Lire
Per informazioni: tel. 0733.638414