[rivista "MARCHE" giugno 2009]
La fornace di Ponte dei
Canti : una testimonianza
da salvare.
Di Livio Angeloni
In Località Ponte dei Canti di San Severino Marche, a 6 km dal centro
città in direzione Cingoli-Apiro, sta per scomparire definitivamente una
realtà industriale degli anni trenta che ebbe un ruoto fondamentale
nella ristruzione pre e post bellica. Una fornace per la produzione di
calce idraulica e gesso risalente a quasi ottant'anni fa, in uno stato
di totale abbandono e completo degrado che, tra non molto, sarà soltanto
un cumulo di macerie. Da qui nel 1931 inizia la grande avventura
pionieristica di Angeloni Gustino e di suo fratello Armando detto Gino,
successivamente affiancati dai fratelli minori Nardino (detto Paci) ed
Emesto. La calce idraulica prodotta era di ottima qualità , perché
ottenuta dalla macinazione, previa cottura, di un ottimo calcare che
veniva estratto da una cava vicinissima.
Allora la calce idraulica era l'unico legante per costruire case e
qualsiasi opera muraria, poiché il cemento non si conosceva ancora, ed
era nota con la denominazione" CAVE PONTE DEI CANTI' ed era richiesta da
tutta la regione. Originariamente il piccolo opificio industriale era
costituito da un corpo centrale, dove al piano terra avveniva la
macinazione tramite grosse macine di pietra azionate da motori elettrici
trifasi
Nella parte anteriore di questo edificio centrale era installata una
pensilina dove veniva stivata la merce pronta per essere consegnata
direttamente o per essere ritirata dai clienti che giungevano da ogni
dove . La storia, quella ufficiale, si limita a riportare grandi fatti,
omettendo gli avvenimenti locali. Lo sviluppo e l'evoluzione di una
popotazione nei suoi aspetti meno conosciuti
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