La trattazione ed i risultati ottenuti per le
onde acustiche possono esser direttamente trasferiti alle onde
elettromagnetiche senza nessuna implicazione di carattere teorico. L’unica
differenza consiste nella constatazione che mentre il suono si trasmette
attraverso un mezzo materiale la luce si trasmette anche nel vuoto.
Ritorna quindi in primo piano il concetto di
campo, che Maxwell e Lorentz avevano introdotto alla fine del 1800 con il
nome di “etere” ma fu frettolosamente abbandonato in seguito agli
esperimenti di Michelson che tuttavia non sono adatti come abbiamo visto a
dimostrare o negare la presenza dell’etere. La teoria della relatività di
Einstein ha contribuito notevolmente ad affossare l’idea dell’etere ma
nonostante questo, il concetto di campo elettromagnetico non è stato mai
abbandonato all’interno della comunità scientifica anche se non del tutto
giustificato teoricamente e la scoperta della radiazione di fondo
dell’universo sembra in qualche modo dare un nuovo significato all’etere.
La teoria della relatività è un tentativo
esplicitò di trattare l’elettrodinamica per mezzo della meccanica classica
basandosi sulla teoria corpuscolare della luce ma la meccanica
quantistica ha dimostrato che la meccanica classica non è sufficiente da
sola a spiegare i fenomeni a livello microscopico.
Un semplice calcolo utilizzando l’equazione di Einstein E =
mc2 e l’equazione di Plank E=h ν mostra che ad un fotone ultravioletto di lunghezza d’onda
di 250 nm corrisponderebbe una massa circa 100.000 volte inferiore di quella di
un elettrone a riposo dimostrando che siamo estremamente oltre il limite
dell’applicabilità della meccanica classica come unico strumento anche
considerando il fatto che la teoria della relatività non offre nessun
vantaggio a riguardo.
La nostra trattazione dell’effetto Doppler
acustico ha dimostrato che se l’emettitore sonoro ed il ricevitore sono
sullo stesso sistema di riferimento, cioè hanno la stessa energia
intrinseca, la velocità e la frequenza del suono non cambiano
in dipendenza del sistema di riferimento stesso. Lo stesso risultato,
indipendente dal valore della velocità, può essere esteso alla trattazione
del fenomeno luminoso.
Se la sorgente luminosa ed il detector si
trovano quindi entrambi nello stesso sistema di riferimento, sia esso in
moto che in quiete, allora la misurazione della velocità della luce darà
lo stesso risultato, se invece i due apparati si trovano in sistema di
riferimento diversi ma in moto traslazionale uniforme tra di loro, quello
che osserviamo non è una variazione della velocità della luce che non è
costituita da particelle con massa discreta ma si avrà solamente una
variazione della frequenza della radiazione.
Il campo elettromagnetico è quindi responsabile
solo del trasferimento dell’energia senza implicare nessun trasferimento
di massa, l’effetto fotoelettrico quindi, che implica la quantizzazione
della radiazione, è dovuto non alla natura del campo elettromagnetico ma
al generatore del quanto di energia che è trasmesso attraverso il campo
elettromagnetico.
Oggi sappiamo , grazie alla meccanica
quantistica, che l’emissione della radiazione è dovuta alla variazione del
dipolo elettrico di un atomo o di una molecola determinata dalla
transizione di un elettrone da un livello energetico elettronico a più
alta energia e caratterizzato da una certa distribuzione spaziale di
carica, ad un livello elettronico a minore energia e caratterizzato da una
diversa distribuzione di carica. L’emissione di un quanto di luce
corrisponde quindi effettivamente ad uno spostamento medio di un
elettrone, o in termini probabilistici di una densità elettronica.
Ma l’elettrone è una particella carica dotata
di massa propria e come tale non si sottrae alle leggi della meccanica
classica le quali non sono di per se sufficienti a spiegare la dinamica
elettronica all’interno della molecola ma non per questo cessano di essere
valide a livello microscopico.
L’ordine di grandezza delle energie in gioco nei
processi interni della molecola, che sono quantizzati ed espressi in
termini di energia elettronica, vibrazionale e rotazionale è molto
maggiore di quella dell’energia traslazionale che invece varia con
continuità e che può essere trattata con la meccanica classica. Seguendo
quindi il metodo riduzionista possiamo agevolmente separare la trattazione
dei vari processi senza compiere un errore apprezzabile in prima
approssimazione.
Nel processo di emissione della radiazione
luminosa sono quindi implicati tutti e quattro i tipi di energia che
abbiamo citato e cioè l’energia elettronica, vibrazionale, rotazionale e
traslazionale, ciascuno con i proprio valori caratteristici che
contribuiscono a definire l’energia totale dell’emettitore. D’altro canto
anche il rivelatore di radiazione luminosa è costituito da un sistema
molecolare (o similare) che assorbe l’energia generata dall’emettitore e
trasportata attraverso il campo elettromagnetico sotto forma di onde. Il
processo luminoso quindi è del tutto similare al processo acustico tranne
ovviamente per quello che riguarda le energie caratteristiche dei due
processi ed il tipo del mezzo di trasporto dell’energia che è materiale
per quello che riguarda il suono ed elettromagnetico per quello che
riguarda la luce.
Anche per la luce quindi l’effetto Doppler non
si manifesta quando il trasmettitore ed il ricevitore si trovano sullo
stesso sistema di riferimento (vedi esperimento di Michelson), cioè hanno
la stessa energia interna e la stessa energia traslazionale mentre è
evidente quando i due , trovandosi in diversi sistemi di riferimento in
moto relativo tra di loro hanno la stessa energia interna ma non la stessa
energia traslazionale, cioè non hanno la stessa energia intrinseca.
In questo caso quindi il detector registra una
frequenza maggiore o minore a seconda che i due dispositivi si avvicinano
o si allontanano. Ma poiché sappiamo che la frequenza di una radiazione è
collegata alla sua energia dalla relazione
E = hν
abbiamo che l’energia assorbita dal detector è maggiore di quella emessa di una
quantità uguale alla energia cinetica dell’emettitore, o se vogliamo alla
energia intrinseca del sistema di riferimento mobile in cui si
trova l’emettitore stesso in modo del tutto analogo a quanto avviene per
il suono.[trasferimento di energia cinetica]
In particolare il detector in B, cioè sul treno fermo, registra una frequenza
maggiore per la luce che proviene dall’emettitore sul treno in moto ( da
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