Pinacoteca "P.Tacchi Venturi"

 

 


La pinacoteca ha sede nel primo piano del cinquecentesco palazzo Manuzzini, che conserva traccia della primitiva costruzione in stile gotico e nel cortile interno resti di una torre del secolo XI.
Costituita nel 1974,custodisce opere che vanno dal XIV al XVII secolo, già conservate in parte nella civica residenza in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, in parte concesse al Comune dal Capitolo dei Canonici e dalla Diocesi di San Severino; la raccolta è distribuita in sei sale e ordinata secondo un criterio cronologico.

 

 

Nella prima sala s'impone un dipinto su tavola raffigurante la Madonna dell'Umiltà, firmato e datato 1366, opera del pittore fabrianese Allegretto Nuzi. Il fondo dorato , la monumentalità della figura della Vergine il manto stesso minuziosamente decorato a fiorellini rimandano alla cultura pittorica senese


Nella stessa sala è custodito un polittico di Paolo Veneziano, testimonianza della pittura trecentesca veneta che conferma gli stretti rapporti tra la Serenissima e le Marche.


 

 

Nella seconda sala si possono ammirare oggetti di oreficeria sacra, come un reliquiario di Jacopo Cavazza del 1326, un cofanetto eburneo del XIV secolo e antifonari del XIV e XV secolo. Si conservano anche affreschi di scuola marchigiana della seconda metà del Trecento, provenienti dalla distrutta chiesa di san Francesco, a conferma dell'elevato livello di produzione pittorica che animava la vita artistica della San Severino del XIV secolo.

La terza sala è dedicata ai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino, contemporanei di Gentile da Fabriano, da cui sono stati in parte influenzati. Essi hanno rielaborato altre fonti della complessa cultura fiorita europea, operando una vera rivoluzione linguistica nel mondo pittorico marchigiano dei primissimi anni del Quattrocento.
Validi documenti di questa tendenza sono costituiti dal trittico qui sopra "Lo sposalizio di Santa Caterina",datato 1400, firmato dal solo Lorenzo, impreziosito da una squisita eleganza formale e raffinatezze cromatiche che si ritrovano anche nella Santa Lucia.

La quarta sala invece è arricchita dalle opere di Lorenzo D'Alessandro, artista settempedano della seconda metà del '400, cioè la "Natività", la "Madonna col bambino tra S.Giovanni Battista e S.Severino e la Pietà.
Questo pittore, pur rimanendo legato alla tradizione pittorica locale, rielaborò le innovazioni che giungevano a San Severino da Toscana, Umbria e Veneto, cogliendo in particolare dall'Alunno (Nicolò Liberatore detto l'Alunno) , l'espressività dei personaggi e dal Crivelli il senso del colore e il gusto per l'ornato.

 
 

 


 


Nella stessa sala è custodito un Polittico che Vittore Crivelli, molto attivo nelle Marche insieme al fratello Carlo, eseguì per
la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (ora San Pacifico).


Nella quinta sala si può ammirare un Polittico dell'Alunno firmato e datato 1468, eseguito per il Duomo Vecchio. L'opera, completa di predella e cuspidi gotiche, rappresenta la Madonna con il bambino e santi. Il San Sebastiano, prima figura a destra, è una novità iconografica, un vero e proprio ritratto rinascimentale.

 


 




Bernardino di Mariotto, che a San Severino tenne scuola
dal 1502 al 1521, ereditando la bottega del pittore locale
Lorenzo D'Alessandro, è presente con quattro opere:
Annunciazione, Madonna del Soccorso e due Pietà, testimonianza della scuola umbra.


Della stessa scuola, la Madonna della Pace di Bernardino di Betto detto ill Pinturicchio, che raffigura la Madonna con il bambino in atto di benedire, ai lati due figure di angeli e in basso quella del committente Liberato Franchi Bartelli, priore della Collegiata di San Severino; nella cimasa e raffigurato l'Eterno

 
 



Completano la raccolta opere le esposte nella sesta sala, tra cui
due tele della scuola del Pomarancio raffiguranti San Cristoforo e San Giacomo,
quattro formelle lignee di arte popolare del XVI secolo,
una deposizione di artista ignoto,
un Martirio di San Bartolomeo di anonimo artista lombardo,
due miniature su lavagna di scuola bolognese del XVII secolo.
Al centro della sala sono esposti tre globi, due terraquei e uno celeste, di cartografi e incisori nord europei del XVII secolo.
Spicca per monumentalità un coro ligneo del 1513 eseguito dalla bottega artigiana di Domenico Indivini.