La velocità della luce |
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Agli inizi del XX secolo la teoria
elettromagnetica della radiazione, che si era sviluppata indipendentemente
dalla meccanica classica, aveva raggiunto la sua struttura definitiva
formalizzata dalle equazioni di Maxwell-Lorentz che riaccorpavano le leggi
fisiche precedentemente scoperte in una forma sintetica ed elegante.
Il pregio fondamentale di queste equazioni è quello di
descrivere tutti i fenomeni elettromagnetici, compresa la luce, sulla base
di due campi vettoriali (definiti dal vettore elettrico E
e dal vettore magnetico H
ciascuno dei quali è conservativo (div E = 0 ;
div H = 0 ) e correlati da matrici di trasformazione
rot E = - δ H/δt ; e
rot H = 1/c δE/δt,
e con il corollario fondamentale che la velocità della luce
c= √(1/(ε0μ0)
è una costante universale, indipendente dal sistema di riferimento e che
quindi presuppone implicitamente la presenza di un “etere luminoso” che
avrebbe avuto lo statuto di un sistema di riferimento assoluto.
Questa formulazione di Maxwell delle leggi
dell’elettrodinamica obbedisce ancora una volta alla logica riduzionistica
del metodo scientifico che purtroppo verrà persa dalla formulazione di
Einstein fondata sulla covarianza piuttosto che sull’invarianza.
Nello stesso anno (1905) in cui Einstein pubblica il suo primo articolo sulla
teoria della relatività speciale dal titolo
“On the Electrodynamics of Moving Bodies”
pubblica anche un articolo in cui viene interpretato
l’effetto fotoelettrico sulla base della teoria corpuscolare della
radiazione elettromagnetica; interpretazione per il quale riceverà il premio Nobel nel 1921.
Su queste basi e sulla base dei risultati degli esperimenti di Michelson e Morely
che sembravano escludere la presenza di qualsiasi “etere luminoso”
Einstein inizia il suo lavoro di riscrittura della fisica con lo scopo di
inquadrare l’elettrodinamica e la meccanica in un unico quadro
gnoseologico che lo avrebbe portato alla demolizione della stessa
struttura conoscitiva minando non solo il metodo scientifico ma i concetti
fondamentali di spazio e tempo come variabili indipendenti che hanno da
sempre costituito le basi fondamentali della conoscenza scientifica.
Vediamo allora come è possibile affrontare con la meccanica classica il problema
della velocità della luce.
Immaginiamo che l’osservatore sul treno rosso sia munito di un laser
pulsato che emette radiazione di colore rosso (λ = 630 nm) e l’osservatore sul treno verde, che possiamo considerare
estremamente vicino, sia munito dello stesso tipo di laser ma di colore
verde (ad es. λ = 500 nm = 20000 cm-1) poniamo i due passeggeri che prima
camminavano alla testa dei rispettivi treni muniti di uno specchio total
riflettente e vediamo come la velocità della luce viene espressa nei due
sistemi di riferimento. I quattro individui, come nel caso precedente
avranno quattro orologi perfettamente sincronizzati in precedenza nel
punto A.
In questo caso quindi invece della velocità vp
del viaggiatore consideriamo la velocità vL della luce
che è sicuramente molto maggiore della velocità del treno vt
e quindi possiamo utilizzare la parte inferiore della fig.1.
a) Moto della
luce esaminato dall'osservatore rosso nel sistema S in quiete rispetto
alla banchina
Ammettiamo che nel punto A0 (coincidente con A) i due laser emettano contemporaneamente un impulso
verso la testa del treno, L’osservatore rosso nel punto A ed il passeggero
rosso nel punto B, alla testa del treno fermo, osserveranno l’arrivo
dell’impulso rosso emesso in A al tempo
tB - tA= tBA = R/vL
mentre entrambi osserveranno che l’impulso verde emesso in A0 arriverà
nel punto B1 alla testa del treno verde dopo un tempo maggiore
perché in questo caso la velocità della luce nel sistema S è costante e
non si somma con la velocità del treno , tale tempo sarà quindi
tB1 - tA0 = tB1A0
= RB1A0/vL
in cui
RB1A0 = R + tBAvt = R + (R/vL ) vt
= R(vL+vt)/vL = R (1+vt/vL)
ne consegue quindi che
tB1A0 = RB1A0/vL
= tBA α
cioè l'osservatore rosso in S vede che l'impulso verde per raggiungere la testa del treno
verde impiega un tempo maggiore e percorre uno spazio x maggiore.
Ne consegue quindi che lo spazio (misurato in S )
percorso dall’impulso verde per raggiungere la testa del treno è dato da
x = x' α+ con α+ = (1+vt/vL) (eq.1b)
ma al contempo anche il tempo t è maggiore essendo
tB1A0 = tBA α+
L’osservatore ed il passeggero rossi, misurano quindi per l’impulso
laser verde la stessa velocità che essi misurano per l’impulso
laser rosso in quanto il maggiore spazio percorso dal raggio verde
per raggiungere la testa del treno verde va diviso per un tempo
maggiore impiegato dall'impulso verde.
I tempi misurati dagli individui verdi sono gli
stessi di quelli misurati dagli individui rossi perché gli orologi sono
sincroni ne consegue quindi che se gli individui verdi non fossero
coscienti che il loro treno è in movimento, dividendo la lunghezza del
treno per il tempo misurato avrebbero una misura della velocità della luce
diversa da quella osservata dagli individui rossi e cioè in questo caso
misurerebbero una velocità vL- vt
minore di vL .
La misura della velocità della luce effettuata
da Olaf Romer si basa proprio sulla determinazione di questi tempi (
assoluti, come presupposto nella meccanica classica) in funzione della
diversa distanza che intercorre tra la Terra ed il pianeta Giove nei vari
periodi dell’anno come noto dai vari calcoli astronomici.
Ad ogni modo se i raggi laser dalla testa dei
due treni ritornano in coda con la stessa velocità di spostamento della
luce vL nel punto A il raggio rosso che viene da B arriverà ad
un tempo
tA - tB = tAB = R/vL
mentre sul treno verde in movimento nel punto A2 il raggio proveniente dal punto B1
arriverà dopo un tempo
tA2 - tB1 = tA2B1 =
RA2B1/vL
con
RA2B1 = R - tABvt = R-(R/vL)vt =
R- Rvt/vL = R (1-vt/vL)
quindi
tA2B1 = RA2B1/vL
= tABα- con α- = (1-vt/vL)
Abbiamo quindi che
tB1A0 = tBA α+
= (R/vL) (1+vt/vL) =
(R/vL ) (vL+vt)/vL
Sommando i due tempi abbiamo che
tA2A0 = 2R/vL
che è lo stesso risultato che osserviamo per il sistema di riferimento
S.
In questa descrizione i due osservatori, rosso e
verde, misurano , ciascuno nel proprio sistema di riferimento, una diversa
velocità della luce, tuttavia, in un percorso di andata e ritorno della
radiazione, come è quello che viene effettuato dalla luce in un
interferometro di Michelson , gli spazi totali percorsi dalla radiazione
ed i relativi tempi sono uguali per entrambi i sistemi di riferimento e
quindi l’esperimento effettuato da Michelson stesso non era in grado
di dimostrare l’assenza dell’etere perché tale risultato è
indipendente dal materiale dielettrico eventualmente presente.
Analogamente a quanto fatto per il moto dei
passeggeri possiamo anche in questo caso generalizzare le formule trovate
per la radiazione elettromagnetica se ad un istante t qualsiasi vogliamo
vedere quale è la coordinata di ciascun impulso laser in relazione al
proprio sistema di riferimento abbiamo che in S
x= vL t
mentre la coordinata x' è
x'= (vL-vt) t
perché il movimento del treno sposta a destra l’origine delle coordinate del sistema
S' ed è come se la velocità della luce fosse minore.
Sostituendo t=x/vL abbiamo
x'= xα- (eq 5)
quando la luce ed il treno si spostano nello stesso senso e
x'= xα+ (eq 6)
quando si spostano nel senso opposto.
L’eq 5 mostra che che quando la velocità del treno e quella della luce sono concordi, ad un dato istante t la coordinata x' dell’impulso verde
nel sistema S' è minore della coordinata x dell’impulso verde in
S che è data da (eq. 1b : x = x' α+ ) analogamente a quanto avviene
per il moto del passeggero verde che e dato dalla (eq.1 : x = x' α+ ) vista
precedentemente e cioè
x = x' α+ con α+ > 0 se vt > 0
Nell’ esempio precedente abbiamo preso in considerazione
il tempo che impegna la luce ad arrivare alla testa del treno e ritornare
indietro siccome all’andata il valore della coordinata x1' < x1 cioè l'impulso verde percorre meno spazio, allora risulterà
che il tempo che impiega in S' sarà maggiore del tempo in S
ed il contrario avverrà per il tragitto di ritorno.
Ricapitolando quindi per il treno rosso nel sistema di riferimento S abbiamo
tB - tA = tBA = tAB = R/vL cioè tABA = 2R/vL
mentre per il treno verde nel sistema di riferimento S'
tA2A0 = tB1A0 + tA2B1
= tAB α+ + tAB α- =2R/vL
cioè otteniamo lo stesso risultato ottenuto in precedenza.
Da quanto detto abbiamo quindi che quando gli impulsi laser viaggiano nella stessa direzione del treno allora
il passeggero verde alla testa del treno e l'osservatore verde alla coda
dividendo la lunghezza del treno R per il tempo trascorso tra la partenza
e l'arrivo dell'impulso laser verde, misurano una velocità della luce che
è minore di vLmentre nel tragitto di ritorno, cioè quando l'impulso riflesso dallo
specchio alla testa del treno ritorna in coda, misurano una velocità della
luce che è maggiore di vL.
b) Moto della luce esaminato dall'osservatore verde nel sistema S' in
movimento rispetto alla banchina
Se noi facciamo lo stesso discorso partendo dall’osservatore verde sul treno ed
analizzando la posizione ed i tempi del laser rosso avremo
x'= vL t
perché ammettiamo che nel sistema S' la velocità della luce sia
vL e quindi
x = (vL + vt) t
perché lo spazio che separa l’impulso rosso dall’osservatore verde che è all’origine del sistema S'
sarà vLt che è lo spazio percorso dall’impulso rosso nel sistema S
meno vtt che è lo spazio percorso dal treno verde e sostituendo t=x'/vL
abbiamo
x = x' α+ (eq. 7)
quando la luce ed il treno si spostano nello tesso senso e
x = x' α- (eq 8)
quando si spostano nel senso opposto. |
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