Ad un certo momento della sua vita Eustachio Divini decide di tornare a vivere definitivamente a San Severino, la città natia con la quale ha sempre mantenuto rapporti di vario genere [95] e dove è cresciuta una folta schiera di familiari e parenti; è stato preceduto da Vincenzo che vi esercita la professione medica da cui desidera ritrarsi nel 1670 [96] e da Cipriano che ricopre importanti cariche pubbliche [97]. Nel 1674 comunque egli risiedeva ancora a Roma, ciò risulta da una scrittura privata con la quale in data 21 luglio di quell'anno autorizzava un pagamento di quindici scudi a favore di Cipriano [98].
Ormai egli vive di rendita grazie ai capitali accumulati, ai risparmi effettuati durante la sua lunga carriera; ce ne offre una testimonianza il parroco di San Lorenzo allorché registra il decesso dell'illustre concittadino dedicandogli un inconsueto spazio: "Adì 22 Febraro 1685. Il Sigr. Eustachio Divini d'Eterna Memoria per le su gran' Virtù nostro Parrocchiano, morì nella propria Casa in Com.ne di S.M.C. in età d'Anni 75 in circa. Hebbe li SS.mi Sacramenti della Penitenza, Viatico et Extrema Untione da me Gio: Tommaso Gentili Curato dl S. Lorenzo. Fu seppellito nella Chiesa di S. Domenico nella Sepoltura de' suoi Antenati. Fece testamento per rogito del Sigr. Severino Bergamini Notaro Pubblico di questa Città di S. Severino consistente la stessa Heredità in luoghi di Monti, Stabbili, e Mobili di qualche consideratione, e valore che in tutto ascenderà alla somma di 20 mila scudi in circa acquistati colle sue Virtù" [99].
Agli eredi rimangono, oltre ai beni, anche gli strumenti ottici ed altri materiali: si è; già fatto cenno dei cimeli diviniani conservati ora in Osimo; [100] qui si può solo far riferimento a quanto ne scriveva, nel tardo Settecento, il Santini e cioè che Eustachio: "...tentò molte altre cose sia in Astronomia, sia in Ottica e in Meccanica come si può cogliere dal numero e dall'eleganza degli strumenti che ancora esistono a Settempeda (San Severino) presso gli eredi." [101].
Nella seconda cappella a sinistra della patrizia chiesa di San Domenico fu apposta una epigrafe latina dettata da P. Bernardo Crivelli che venne distrutta, per smania giacobina, durante la dominazione francese del 1798-99 [102].
Più tardi Domenico Valentini, noto studioso di storia locale [103] si preoccupò di rinnovarne la memoria con una più semplice epigrafe [104].
Al conte Severino Collio, appassionato cultore di cose patrie e prolifico epigrafista, si deve l'iscrizione collocata nella prima cappella a destra del Duomo vecchio su al Castello [105].
Il nome di Eustachio Divini, con cui ora si intitola l'Istituto Tecnico Industriale di San Severino, viene di nuovo recuperato, felice augurio, nel clima di rinnovati studi storici e dello sviluppo scientifico e tecnologico del nostro tempo quasi a congiungerci emblematicamente a quello che caratterizzò la cultura scientifica e tecnologica galileiana e postgalileiana.