La polemica con Huygens

La fama che il Divini si è venuto conquistando in tutta Europa come il miglior costruttore di strumenti ottici e, in particolare, di telescopi subisce un primo colpo verso gli anni '60 in seguito alla pubblicazione nel 1659, dell'opera Systema Saturnium di Christiaan Huygens [35], un giovane matematico olandese che già in precedenza aveva messo in allarme l'ottico italiano scoprendo nel 1655 un satellite di Saturno, e cioè; Titano, con un telescopio di 12 piedi (m. 3,7) da lui stesso fabbricato insieme al fratello Costantino; il Divini si era allora tranquillizzato un po' essendo subito riuscito anche egli ad individuare il satellite con i suoi telescopi [36]. Nel Systema Saturnium l'Huygens interveniva sull'annosa questione del misterioso aspetto di Saturno che veniva, da vari decenni, diversamente interpretato dagli studiosi; solitamente si vedeva il pianeta fornito di strane "anse"; ora lo studioso olandese, oltre ad offrire i risultati di suoi interessanti osservazioni, teorizzava che il pianeta fosse circondato da un anello affermando inoltre che la diversità delle ipotesi fino ad allora avanzate sulle strane "anse" era provocata dalla modesta qualità dei telescopi usati. Riproducendo poi la rappresentazione fattane dal Divini nel 1649 nella sua carta lunare annotava che, questi, da lui ritenuto "praestantissimus perspicillorum artifex", aveva credibilmente descritto in modo più corretto di ogni altro la faccia di Saturno ma che aveva aggiunto, di sua iniziativa, delle ombre inesistenti [37]. Come osservano la Righini Bonelli ed il Van Helden, non tanto questa critica andava ad urtare la suscettibilità del Divini che del resto non negò il fatto offrendone una spiegazione [38], quanto l'insistenza con cui Huygens si attribuiva il diritto di giudicare le osservazioni astronomiche altrui ritenendo i suoi telescopi migliori di tutti gli altri; si trattava, per il Divini, di una vera e propria sfida alla sua posizione di miglior ottico d'Europa.


[Frontespizio di un'opera di Eustachio Divini] Frontespizio di un'opera di Eustachio Divini (foto Serini).


Si aggiunga che l'Huygens aveva dedicato la sua opera al Principe Leopoldo e questo per il Divini era da considerarsi un insidioso attacco personale in quella cittadella scientifica che fino ad allora ai suoi strumenti ottici aveva fedelmente fatto ricorso. Con l'intento di togliere credibilità all'Huygens si rivolge allora, per la compilazione di una sua risposta ad un noto studioso, il P. Onorato Fabri, un gesuita francese che ricopriva in Roma la carica di penitenziere papale; a lui egli affida la stesura, in lingua latina, del testo di cui ha tracciato un "rozzo disegno", come egli stesso dichiara nella lettera con la quale nel luglio del 1660 presenta al Principe Leopoldo, a cui è; dedicata [39], l'operetta intitolata "Brevis Annotatio in Systema Saturnium Christiani Eugenii" [40]; essendo però il lavoro uscito sotto il nome del Divini non mancarono subito le critiche di cui si fecero eco, anche nei secoli successivi, diversi studiosi con contrastanti atteggiamenti e per svariate, e spesso sottintese motivazioni, da quella nazionalistica a quella religiosa fino a quella più propriamente scientifica. Nell'opera comunque, almeno in una prima parte e cioè; dove si comparano telescopi, o se ne illustrano le qualità, Ie particolarità di fabbricazione etc. si avverte la foga diviniana, I'orgoglio del tecnologo che sa di attendere con rara abilità alla fabbricazione dei suoi strumenti ottici e, in particolare, alla lavorazione delle lenti e ne porta a testimonianza gli insigni studiosi, italiani e stranieri che li avevano acquistati o sperimentati per le loro ricerche; si rende ben conto il Divini, sia o non sia del tutto sua la materiale, preliminare stesura in lingua italiana del libretto, che la bontà delle osservazioni astronomiche dipende anche dalla bontà dei telescopi utilizzati, per cui solo dopo l'iniziale difesa dei prodotti della sua officina di ottico si risponde alle obiezioni dell'Huygens, si dichiara di aver potuto osservare con i suoi telescopi il satellite di Saturno non appena se ne è; diffusa la notizia, si passa infine ad esporre l'ipotesi del sistema di Saturno elaborata dal Fabri.

Poche settimane dopo la pubblicazione dell'operetta l'Huygens, informato che essa è; già pervenuta nelle mani del Principe Leopoldo, scrive a Firenze riproponendo la questione della superiorità o meno dei telescopi del Divini accenna alle osservazioni astronomiche che si venivano facendo in Inghilterra e rinvia ogni altra sua considerazione al momento in cui anche egli potrà prendere visione dell'opuscolo che "collatis operis fabricarunt adversu systema meum P. Fabbri cum Eustachio illo romano artifici" [41]; si rallegra, tra l'altro, che i due non si siano peritati di sottoporsi al giudizio del Principe dal cui arbitrato dipenderà l'esito di tutta la controversia. Nel frattempo compila una sua risposta, la "Brevis assertio Systematis Saturnii Sui" [42], pur essa dedicata al Principe Leopoldo a cui la invia verso la fine di Settembre [43].

L'autore comincia subito sminuendo ironicamente i suoi due avversari, il Divini perché si è fatto falsamente passare come autore del libello, il P. Fabbri per averlo deluso con le sue annotazioni; ritiene che il Divini abbia fatto ricorso a vane scuse per giustificare il non aver prima notato il satellite di Saturno e, per soprappiù, ne sconfessa le osservazioni perché esse sarebbero in netta antitesi (e quindi mendaci!) con quelle da lui effettuate.

Tutto il discorso dell'Huygens tende a dimostrare che i telescopi del Divini sono inferiori a quelli inglesi almeno a giudicare dai risultati delle osservazioni diviniane e cioè; l'aver visto, con un telescopio di 243 palmi, due piccoli globi al posto dei bracci o anse (così anche a Iui erano apparsi ma con un telescopio di appena 5 o 6 piedi!), il non aver visto la fascia nereggiante sul disco del pianeta, il ritenere gli spazi interni alle anse più neri del resto del cielo mentre, al contrario, secondo la sua ipotesi, si vede, tra le due aperture, il cielo, ecc., l'autore passa poi a polemizzare sulle ombre erroneamente disegnate dal Divini sulla superficie di Saturno, difende l'aver adattato il suo sistema a quello copernicano, etc., insomma una risposta vivace alle argomentazioni del Divini e del Fabri verso i quali non risparmia qua e là qualche ironica frecciata come quando battezza il Divini "vitrarius artifex" ossia lo riduce ai livelli di un qualsiasi artigiano vetrario, negandogli quindi quella serietà scientifica che, al limite riconosce al Fabri.

La polemica non poteva concludersi senza una risposta e per molti motivi: di orgoglio ferito, di campanile, di convenienza ideologica, di interessi economici. Sempre sotto il nome di Eustachio Divini viene pubblicata a Roma la "Pro sua annotatione in Systema Saturnium Christiani Hugenii adversus eiusdem assertionem"; un'operetta dal tono sarcastico più che ironico tutta intesa a contestare le osservazioni avanzate dallo studioso olandese [44]. Il Divini, che ha il dente avvelenato per via di quel "vitrarius artifex" con cui l'Huygens lo ha voluto beffardamente denigrare, utilizza i materiali di polemica, specie nella prima metà del libro per difendere i suoi telescopi così come aveva già fatto nella Brevis adnotatio: fu appello alla larga fama che si è ormai conquistata, ai riconoscimenti pervenutigli da più parti, ai lucrosi guadagni [45], fra sfoggio di competenza professionale ogni qualvolta gli si presenta l'occasione riferendo di "paragoni" effettuati tra i telescopi costruiti in Inghilterra, tanto esaltati dall'Huygens, ed i suoi, tutti risoltisi a suo favore o, se non altro, mai a disfavore [46], giunge a proporre un "paragone" su terreno neutro tra i suoi telescopi e quelli dell'Huygens con una scommessa di cento doppie, e cioè; duecento scudi, a vantaggio del vincitore [47]. I presunti limiti e carenze nelle osservazioni astronomiche su Saturno attribuitigli dall'avversario vengono poi bellamente superati o dimostrandone la inconsistenza, come nel caso del satellite che pur egli ha visto senza troppo interessarsene ritenendolo una stella fissa [48], o accusandolo di erronea interpretazione dei dati, come nel caso delle fasi [49], o erigendosi a difensore della ortodossia cattolica, dei decreti emanati dai Pontefici "praesertim quando agitur de vero Sacrarum literarum sensu explicando" [50], o ironizzando sui Saturnicoli, nella cui esistenza alcuni potrebbero essere indotti a credere da una espressione dell'Huygens [51]. Nella seconda parte viene poi difesa l'ipotesi del Fabri sulle fasi di Saturno nell'ambito del sistema elaborato da Tycho Brahe. Merita di essere sottolineata la decisione con cui il Divini nega di aver mai pensato all'esistenza di un anello collocato avanti o alle spalle di Saturno come, secondo l'Huygens, avrebbe potuto far pensare il disegno sulla carta lunare del 1649 [52].

Nel frattempo a Firenze il principe Leopoldo, direttamente sollecitato dai contendenti, oltre ad effettuare alcune osservazioni su Saturno utilizzando il cannocchiale di 15 braccia e mezzo inviatogli dal Divini ed un altro, ancor migliore, di 18 braccia che era stato lavorato dal Torricelli [53], aveva sottoposto la complessa questione all'attenzione dei "virtuosi" che si raccoglievano nell'Accademia del Cimento.

I risultati degli esperimenti condotti con profonda serietà su modelli dei due sistemi in lizza ingegnosamente elaborati dagli accademici non furono tali, così il Van Helden che ne ha offerto un'accurata ricostruzione storica e scientifica [54], da consentire una decisiva risposta a favore dell'una o dell'altra ipotesi e pertanto rimase anche insoluto il problema della superiorità o meno dei telescopi del Divini rispetto a quelli del suo antagonista.

I giudizi sulla polemica sono stati spesso condizionati, nei secoli successivi da motivazioni per lo più nazionalistiche se non municipalistiche per cui si è badato a difendere il Divini dagli attacchi di chi, come il Montucla, attribuiva al Fabri la completa compilazione della Brevis Adnotatio [55] o a sostenerne, in qualche modo, la superiorità sull'Huygens [56], un discorso riecheggiato dai vari compilatori di memorie storiche locali [57]; una vera e propria analisi scientifica della vicenda è stata invece proposta nel 1970, dal Van Helden [58].